C’è grande attesa per l’incontro odierno tra Giorgia Meloni e la CGIL che alle ore 12 ha dato inizio al congresso nazionale per discutere dei principali temi di dibattito, a partire dalla riforma fiscale. Il Presidente del Consiglio è stato accolto tra le polemiche con alcuni striscioni e una moltitudine di peluche che, come spiegato dalla portavoce della protesta Eliana Como "rappresentano il cinismo e la disumanità del Governo" in relazione ai fatti di Cutro.
Tra le principali voci di protesta, emergono gli striscioni che recitano "Meloni, not in my name" a margine di una protesta comunque più allargata che sempre Eliana Como ha così descritto:
Con grande puntualità, introdotta dal padrone di casa Maurizio Landini, la premier Giorgia Meloni ha pronunciato il suo discorso al Congresso CGIL di Rimini.
Dopo un'iniziale provocazione sullo slogan "Pensati sgradita" rivoltale da alcuni contestatori sulla scia del motto di Chiara Ferragni ("Non pensavo fosse metalmeccanica"), il presidente del Consiglio ha parlato di "appuntamento al quale non potevo rinunciare in segno di rispetto per un sindacato che rappresenta la più antica organizzazione del lavoro della nostra nazione" ma anche in virtù "di un percorso di ascolto e di confronto condiviso".
La leader di governo ha poi accentuato il riferimento storico con la contemporaneità della sua presenza a Rimini (il 17 marzo, giorno dell'anniversario dell'Unità dell'Italia) e ha rimarcato come la sua presenza abbia interrotto un digiuno di 27 anni dato dall'assenza dell'Esecutivo alla kermesse. Sempre in riferimento alla celebrazione odierna, il capo di Fdi è convinta è che "l'unità politica non risieda nell'annullare la contrapposizione ma dal comprenderne il ruolo educativo". Rimando conclusivo dell'introduzione alle parole di Argentina Altobelli, una delle prime sindacaliste nell'epoca risorgimentale.
Terminato lo scambio di battute preliminari, già comunque denso di contenuti, la numero uno di Chigi è entrata pienamente nel merito: partendo dai dati sull'occupazione (e sul gap tra Italia ed Europa) così come sulla stagnazione dei salari, leggermente più bassi del 1990. "E' un'emergenza, ha ragione il segretario Landini".
Il fatto di giocare "in trasferta" sulla carta impedisce a Meloni di controbattere punto per punto alle perplessità avanzate dal leader della Cgil, ecco dunque che la risposta in Aula si focalizza sui punti chiave. Il primo è la definizione dell'obiettivo: favorire la crescita economica e liberare le energie migliori del sistema produttivo italiano. Tale priorità mettere in chiaro un altro elemento della visione di governo: il lavoro, il salario minimo, la ricchezza non si creano per legge o per decreto dello Stato, al quale spetta l'onere di redistribuirli. Al contrario, lo Stato deve mettere in condizione aziende e lavoratori per creare quella ricchezza.
Da qui la citazione sommaria della riforma del sistema fiscale come primo strumento facilitatore, sia per i dipendenti che per i lavoratori.