Pino Bicchielli, deputato di Noi Moderati (partito di maggioranza che sostiene la coalizione del governo), ha presentato nei giorni scorsi una proposta di legge per l'abolizione della pubblicazione del certificato penale (anche chiamato "casellario giudiziale") dei candidati alle elezioni di qualsiasi genere (amministrative, politiche ecc.).
Rimozione che andrebbe attuata soprattutto online, sui siti dei partiti così come sul portale del ministero dell'Interno. Secondo il suo giudizio, l'intento del pdl è quello di "tutelare la privacy dei candidati" poiché l'obbligo di deposito del curriculum e del casellario giudiziario non risponde solo al sacrosanto diritto alla trasparenza verso gli elettori.
Dopo aver lasciato cadere nel vuoto la proposta, che per la verità è passata piuttosto sottotraccia, lo stesso Bicchielli risponde alle polemiche sulle reali intenzioni nascoste. In breve, i detrattori considerano tale iniziativa un modo per nascondere agli occhi dei votanti i politici con la fedina penale macchiata. In maniera un po' tragicomica il deputato ha descritto lo scenario come un "Grande Fratello" o ancora come "una giustizia spettacolarizzati". A suo dire, "gli elettori sanno benissimo se un candidato è un delinquente e di conseguenza non lo votano".
Se la sua argomentazione sul casellario giudiziale sembra un po' debole, lo è altrettanto quella sui curriculum. Perché se da un lato è vero come dice Bicchielli che "Il politico deve essere scelto per le sue competenze", dall'altro è anche vero che nella maggior parte dei casi c'è un nesso molto stretto tra istruzione e capacità istituzionali. In sintesi, lui stesso si è detto disposto a modificare o a ritirare la pdl se qualcuno gli facesse notare delle incongruenze. Altrimenti "vado avanti con la mia battaglia per la libertà".
Da un punto di vista prettamente giudiziario, la pdl presentata da Bicchielli (cofirmatario il collega Alessandro Colucci) mira "abolizione dei commi 14 e 15 dell’articolo 1 della legge 9 gennaio 2019, n. 3, concernenti l’obbligo di pubblicazione del curriculum vitae e del certificato penale del casellario giudiziale dei candidati alle elezioni"
Il riferimento è alla cosiddetta "Legge spazzacorrotti", sebbene il deputato dell'ex gruppo misto definisca la sua un'iniziativa personale. Fu emanata durante il governo Conte I dall'allora ministro della giustizia Alfonso Bonafede, con l'obiettivo di contrastare la crescente corruzione all'interno della politica italiana