La maxi pausa nel calendario di F1 a causa della cancellazione del GP in Cina consente di allungare le riflessioni sulle prime tre gare stagionali. La tappa in Australia è ancora fresca nella mente degli addetti ai lavori e degli appassionati, alla luce di un’incredibile sequenza di eventi avvenuti all’inizio e alla fine della corsa. Toto Wolff, team principal della Mercedes, ha dichiarato che la gestione della bandiera rossa ad Albert Park ha evidenziato le falle regolamentari sulla definizione dei casi in cui vada applicata rispetto alla safety car o alla virtual safety car.
Escludendo prove libere e qualifiche, il Gran Premio d'Australia ha vissuto ben tre interruzioni durante i suoi 58 giri: la prima al giro 9 per l’incidente occorso ad Alex Albon (Williams), la seconda al giro 56 per il tocco a muro di Kevin Magnussen (Haas) e l’ultima al giro 57, dopo il tamponamento a catena che ha coinvolto ben sei piloti contemporaneamente.
La direzione gara ha successivamente convocato i team che avevano richiesto un chiarimento sulla singola bandiera rossa, e Toto Wolff era presente nella riunione post gara. Dal suo punto di vista l’episodio più duro da digerire è quello conseguente all’incidente di Albon, con i commissari che hanno giudicato pericoloso il tratto di pista interamente coperto dai detriti della Williams finita a muro.
Come spesso accade, la scuderia si è trovata a dover compiere una scelta in poco tempo e la VSC ha dato a George Russell un’opportunità da cogliere. Il guaio per l’inglese (così come per Sainz) è che la bandiera rossa ha consentito agli altri piloti di smarcare l’obbligo di cambiare mescola durante la gara: di conseguenza, chi non si è fermato ha potuto montare la gomma dura alla ripartenza.
Secondo il dirigente teutonico non c'è abbastanza chiarezza da parte del controllo gara sulle circostanze che giustificano l'utilizzo di una bandiera rossa, di una safety car o di una VSC. Pertanto, una mancanza di valutazione rischia di vanificare gli sforzi strategici dei team. Inoltre Wolff ha in parte sdoganato l’idea che la FIA abbia spinto per la ripartenza successiva all’incidente di Magnussen facendo prevalere la logica dell’intrattenimento sulla ragione e sulla sicurezza dei piloti. Comunque sia, il rammarico per Russell è durato ben poco visto che poche tornate più tardi il motore lo ha costretto al ritiro.