In Italia. si sa, lo stipendio minimo spesso non viene garantito. Una lavoratrice padovana ha però avuto il coraggio di denunciare un’azienda, la quale è stata condannata per aver elargito uno stipendio da fame: 3,95 euro all’ora. Secondo un giudice del lavoro di Milano una simile cifra è "anticostituzionale".
Nella sentenza del giudice si legge che è è stato violato l’articolo 36 della Costituzione, secondo il quale "il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa". Diritto che, secondo il giudice, non veniva garantito dalla paga offerta dall’azienda per la quale la donna lavorava per 12 mesi all’anno.
I giudici hanno quindi condannato la società a corrispondere le differenze retributive a favore della dipendente, prendendo come riferimento il CCNL 'Portierato'. Le differenze retributive sono di 372€ mensili, il 30% in più di quanto previsto dal CCNL applicato da Civis.
La signora si è rivolta all'Adl Cobas che ha sostenuto la causa intentata dalla lavoratrice di Padova contro la Civis, importante società di vigilanza privata con sede legale a Milano. La donna percepiva uno stipendio netto intorno ai 640 euro, meno del reddito di cittadinanza e sotto la soglia di povertà stimata dall'Istat nel 2020 a 840 euro.
Il leader M5S Giuseppe Conte è intervenuto sui social in merito alla vicenda:
Poi la promessa: