Sono passati pochi mesi da quando i principali enti economici e finanziari stimavano l’Italia in recessione nel 2023. I progressivi aggiornamenti successivi hanno invece insistito sulla tendenza della stagnazione, sempre più rinforzata verso una crescita assai lieve. L’ultimo in ordine temporale arriva da Bankitalia, per cui il Pil in Italia crescerà dello 0,9% nel 2023, anche grazie a un primo trimestre positivo.
I dati sono fondamentalmente analoghi a quelli preannunciati ieri dal Ministero dell’Economia, che martedì presenterà la nota di aggiornamento del Def, il Documento di Economia e Finanza.
La nota più lieta dell’intero bollettino, che comprende anche una panoramica europea e internazionale, arriva però dalla produzione industriale, in leggera risalita dopo due trimestri di calo assoluto vicino al 2% complessivo. Importante e impattante il calo delle materie prime energetiche in quei settori che ne hanno maggiormente fatto uso: i dati in miglioramento sui prezzi dovrebbero allineare in prospettiva i due comparti.
Come detto, l’altra parte del bollettino si focalizza sui consumi delle famiglie, ossia il cosiddetto potere d’acquisto. Il parametro risulta stazionario, con ottimi margini di crescita se si considerano i dati relativi a Pasqua (che saranno conteggiati più avanti), e parzialmente attribuito agli aiuti del governo.
Crescono moderatamente i redditi (+1,7% su base annuale), in parte grazie all’erogazione di pagamenti una tantum a compensazione del ritardo nel rinnovo dei contratti del comparto pubblico, dove i salari sono aumentati dell’11,7 per cento rispetto all’anno precedente. Nel settore privato, invece, l’aumento è dell’1,5%. La maggioranza dei contratti della manifattura rimarrà valida nel 2023, giungendo a scadenza tra la fine di quest’anno e la fine del prossimo: gli aumenti previsti per questi contratti sono in linea con le modeste aspettative di inflazione prevalenti nel biennio in cui sono stati siglati
Il rialzo dei tassi di interesse attuato dalla Bce frena in maniera assolutamente prevedibile i prestiti delle banche italiane (ed europee), rafforzando così i depositi.