La piattaforma americana BuzzFeed naviga in cattive acque e i dipendenti sono all'erta in vista dell'imminente giro di licenziamenti. La conferma è arrivata direttamente dall'amministratore delegato della società newyorchese, Jonah Peretti. Con una nota diffusa ai membri dello staff, Peretti ha annunciato la chiusura di BuzzFeed News, la sezione informativa della società di media, notizie e intrattenimento.
A tale mossa seguirà una imminente riduzione della forza lavoro. Dietro l'angolo c'è un taglio del 15% dei dipendenti. I licenziamenti potrebbero riguardare 180 figure professionali inserite nel team. Tra loro, membri delle sezioni business, contenuti e tecnologia e risorse del team di amministrazione.
Il ceo di BuzzFeed ha spiegato come tale politica faccia parte dei "piani di riduzione dei costi" dell'azienda.
Peretti ha anche specificato come HuffPost e BuzzFeed.com, testate di proprietà della società, abbiano in programma di aprire una serie di posizioni destinate a chi lavorava presso BuzzFeed News. Tuttavia, secondo indiscrezioni del New York Times, la chiusura della divisione porterà alla sicura perdita di almeno 60 posti di lavoro.
Se da un lato l'amministratore delegato dell'azienda si è detto soddisfatto del lavoro fatto, dall'altro Peretti ha rivelato che la divisione News non fosse troppo redditizia. Gli investimenti in BuzzFeed News, dunque, non sono stati ripagati, anche perché le piattaforme di social media non fornivano il sostegno finanziario richiesto.
BuzzFeed esiste dal 2006, ma la sezione News era nata cinque anni dopo, nel 2011. A fondarla era stato Ben Smith, tra i più apprezzati esperti di media nel giornalismo statunitense.
Lo scopo dell'azienda era creare una sezione interamente dedicata al giornalismo di qualità. Negli anni, BuzzFeed News ha acquisito una certa credibilità, col suo fare informazione sul web in maniera approfondita e attenta. Un credito che era valso alla redazione la vittoria del premio Pulitzer nel 2021. Un successo legato ad un'inchiesta sui campi di detenzione delle minoranze uiguri nella regione cinese dello Xinjiang.
Col tempo, tuttavia, il traffico sul portale è calato costantemente, provocandone il lento e inesorabile declino.
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