È doppio il naufragio di migranti avvenuto oggi al largo dell'isola di Lampedusa. Dopo quello avvenuto in acque Sar italiane e coadiuvato dalle autorità tunisine e dalla Guardia Costiera italiana, con 34 sopravvissuti, un'altra "bara galleggiante" di metallo è stata soccorsa in difficoltà più o meno nella stessa area. In questo caso il bilancio è più confortante: 42 persone tratte in salvo, fra cui 5 donne e 3 minori, ma ci sarebbero 3 dispersi.
Rispetto al primo barchino affondato, la seconda imbarcazione sarebbe salpata da Sfax, il porto tunisino simbolo delle partenze dall'Africa, alle 22 di domenica sera. Dunque un'ora dopo rispetto alla precedente. Chiaramente, la situazione si fa sempre più ingovernabile per le autorità marittime nostrane, chiamate a fronteggiare tanti piccoli sbarchi che richiedono un dispiegamento di forze senza eguali.
Secondo un funzionario delle Nazioni Unite (Onu), quanto sta accadendo nel Mediterraneo è figlio di uno scenario geopolitico pericolante in Africa:
La Guardia costiera è immediatamente intervenuta anche durante il secondo naufragio registrato oggi a Lampedusa. Il racconto dei superstiti non si discosta molto dalla tipica narrazione che viene fornita da chi approda nel nostro Paese. La partenza da Sfax, il barchino sovraccarico e appesantito dalle taniche di benzina per coprire la traversata, il compenso di centinaia di euro agli scafisti. La loro provenienza è interamente africana: originari di Benin, Camerun, Congo, Guinea, Mali, Sierra Leone e Sud Sudan.
E poi, infine, un altro drappello di 37 migranti, tra cui tre donne, è stato trovato dalla Guardia di Finanza a Cala Galera (lato sud dell'isola): anche questa imbarcazione, hanno detto i migranti, è salpata da Sfax. Il gruppo è composto da persone originarie di Costa d’Avorio, Guinea, Liberia, Mali, Nigeria, Senegal e Togo.
L'istogramma del grafico degli sbarchi in Italia da inizio 2023 rende le proporzioni sempre più impari. Il dato aggiornato a oggi, 24 aprile 2023, parla di 36.610 ospiti accolti nel nostro Paese: il quadruplo sia rispetto al 2021 che al 2022. Il cruscotto pubblicato sul sito del ministero degli Interni evidenzia come il flusso sia costante, con alcuni giorni dove i picchi sono notevolmente più accentuati.
Il mese di aprile dovrebbe registrare un decremento mensile lieve rispetto a marzo, ma è la prospettiva futura a preoccupare: con l'arrivo dei mesi caldi si temono congestioni di migranti sulle rotte mediterranee, che renderebbero quasi impossibile organizzare la macchina dei soccorsi.