"Nel bene o nel male, purché se ne parli". Sembra essere questa, in estrema sintesi, l'opinione espressa dall'agenzia pubblicitaria Armando Testa sulle tante polemiche che, negli scorsi giorni, hanno investito la campagna promozionale "Open to meraviglia", lanciata dal ministero del Turismo e dall'Enit per promuovere le bellezze italiane in Italia e all'estero. Lo spot - che secondo molti è frutto di luoghi comuni e "brutte figure", avendo trasformato la celebre Venere di Botticelli in un'influencer, in un'operazione piuttosto discutibile -, per l'agenzia è stato un vero e proprio successo. Difficilmente, prima di ora, una campagna aveva attirato un'eco di tale portata, dicono.
Prima c'è stata la questione della "Venere influencer", poi quella delle scene girate in Slovenia, attraverso l'utilizzo di immagini stock dalla bassa qualità e dal costo irrisorio - a fronte dei 9 milioni di euro spesi per la campagna -, infine, nelle scorse ore, quella delle cattive traduzioni dei testi dello spot per raggiungere i turisti stranieri, delegate all'intelligenza artificiale e piene di errori. Dall'inizio la campagna di promozione turistica "Open to meraviglia" si è rivelata piena di sorprese, spesso in senso negativo, scatenando le polemiche per i luoghi comuni proposti sul "Bel Paese". Ma, se buona parte degli italiani ha dimostrato di non averla apprezzata, c'è anche chi è pronto a difenderla a spada tratta, parlando di un prodotto riuscito.
Non è solo il caso della ministra Daniela Santanchè che, ai microfoni di Rtl, aveva provato a spiegare il suo punto di vista sullo spot, ma anche dell'agenzia pubblicitaria Armando Testa, quella che si è occupata della sua realizzazione. Dopo il dibattito che ha fatto seguito alla campagna, l'azienda ha infatti pensato di dire la sua, commentando quanto accaduto in una pagina pubblicitaria pubblicata sul Corriere della Sera.
scrivono dall'agenzia, ringraziando tutti per il risultato raggiunto, quasi ironicamente.
aggiungono, ricordando che lo spot circolato negli ultimi giorni è solo quello di presentazione della campagna e che il costo di 9 milioni di euro si riferisce alle operazioni nel loro insieme e non solo allo spot: riguardano, quindi, anche la pianificazione della campagna sui vari media e nei diversi Paesi che saranno coinvolti, dagli Stati Uniti all'Asia. Poi, non tralasciano una spiegazione - a mo' di giustificazione - sull'obiettivo: quello di raggiungere persone culturalmente diverse, "accendendo l'attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l'Italia".
Il polverone alzato dalla campagna sarebbe, secondo loro, una prova della sua riuscita. Del resto, lo scopo era che circolasse il più possibile, arrivando a quante più persone. Che ci sia riuscita è indubbio. Semmai è la modalità con cui l'ha fatto a lasciar basiti, anche se sembrerebbe non contare. Oppure, invece, conta, e la reazione della Testa non è altro che un'operazione pensata per cercare di mascherare i presunti insuccessi. A deciderlo sarà come sempre il pubblico.