Le lacrime di Osimhen al termine della partita con la Salernitana sono il simbolo di una squadra che, più della vittoria in sé, ci teneva tanto a festeggiare davanti al proprio popolo. In uno scenario quasi degno di Lewis Carroll l'attaccante nigeriano voleva vestire i panni del capopopolo, cosa non riuscita al Diego Armando Maradona per il "guastafeste" Boulaye Dia. I tifosi partenopei, al termine del match, hanno regalato scroscianti applausi ai loro beniamini, ma al termine della gara l'attaccante nigeriano non si è dato pace. Molti gesti di stizza, rabbia verso il terreno di gioco e poi in ginocchio a versare fiumi di lacrime.
Il problema, per Osimhen, non risiede tanto nel pareggio in sé, quanto per la volontà di regalare al popolo napoletano una gioia davanti ai propri occhi. A Udine, prossimo giovedì e salvo inciampi di Juventus e Lazio, il Napoli festeggerà con alta probabilità il terzo scudetto della sua storia. Lo farà con i giocatori lontani da casa, anche se alla Dacia Arena è prevista una vera e propria invasione dei tifosi azzurri. Osimhen, per questo motivo, piange le sue lacrime. Festeggiare davanti alla propria gente unita dentro e fuori il Maradona non avrebbe avuto alcun prezzo.
L'attaccante nigeriano, al termine della partita, è esploso in un boato di rabbia verso il direttore di gara. Sia Osimhen sia il georgiano Kvicha Kvaratskhelia hanno preso di petto l'arbitro, reo per i calciatori di casa di aver fermato il gioco. Tuttavia, anche se le lacrime del capocannoniere della Serie A possono sembrare di sconfitta, in realtà non è così. Al Napoli ormai basta veramente poco per aggiudicarsi il terzo scudetto della sua storia. Questo Osimhen lo sa e punta Udine per riscattarsi nuovamente sul campo. L'attaccante, al termine del match, è stato consolato da Pierluigi Gollini, secondo portiere dei partenopei e vice di Alex Meret.
La rete di Boulaye Dia, dopo il gol di Mathías Olivera, ha letteralmente gelato il sangue nelle vene dei tifosi del Napoli. Una partita che passerà alla storia per un eroe mancato, Olivera, e per un carnefice certo, Dia. Il gol che poteva significare scudetto, quel colpo di testa alle spalle di Ochoa, è stato un trampolino verso il Paradiso partenopeo. Un gol che, al termine del match, si è rivelato in realtà una grande illusione per i tanti tifosi giunti da tutta Italia nella pancia del Diego Armando Maradona.
Per Osimhen e compagni, tuttavia, nulla è perduto. Il margine dalla seconda in classifica resta molto amplio e per la festa scudetto è questione di ore. Rimane il rammarico, tuttavia, di non aver festeggiato davanti a una città impazzita, dentro uno stadio che ribolliva d'amore sia dentro sia fuori. La festa, tuttavia, è solo procrastinata di qualche ora e le lacrime di Osimhen, a breve, si trasformeranno nel sorriso di chi entrerà nella storia del Napoli dalla porta principale.