Il rapporto di Reporters senza frontiere (Rsf) sulla libertà di stampa parla chiaro: la libertà dei media è a rischio in diversi Paesi. In occasione del trentennale dalla prima Giornata mondiale della libertà di stampa, l'ong che promuove e difende la libertà di informazione svela alcune tra le "minacce crescenti per il giornalismo". Tra queste, anche fattori quali "la disinformazione, la propaganda e l'intelligenza artificiale".
L'indagine tiene conto dello stato dei media in 180 Paesi. Secondo Rsf, l'ambiente per il giornalismo è considerato "cattivo" in sette Paesi su 10. Guadagna ben 17 posizioni l'Italia, che scala la graduatoria nell'ultimo anno fino ad attestarsi al 41esimo posto su 180.
Tra le mine vaganti per una corretta informazione ci sono "i rapidi progressi tecnologici", che stanno consentendo a "governi e agli attori politici di distorcere la realtà".
Il report si focalizza anche sul contrasto dei leader autoritari, "sempre più audaci nei loro tentativi di mettere a tacere la stampa", e sull'intelligenza artificiale, che sta "provocando ulteriore scompiglio nel mondo dei media". È il commento di Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, intervenuto ai microfoni del Guardian.
Per quanto riguarda le sostanziali modifiche nella classifica dei Paesi con il miglior indice sulla libertà di stampa, si registrano alcune novità in un quadro sostanzialmente invariato. Continua il calo in picchiata della Russia, dove i media statali sono considerati sempre più asserviti al Cremlino mentre i media di opposizione sono costretti all'esilio.
Il Medio Oriente si conferma la regione più pericolosa del mondo per i giornalisti. Male anche le Americhe: gli Stati Uniti scendono di tre posizioni al 45esimo posto. Per quanto riguarda la regione asiatica, spiccano regimi ostili ai giornalisti come il Myanmar (173esimo) e l'Afghanistan (152esimo). Tra i Paesi in testa alla classifica Rsf troviamo le nazioni nordiche, come la Norvegia, al primo posto per il settimo anno consecutivo. Medaglia d'argento per l'Irlanda.
Per quanto riguarda i cali più evidenti in graduatoria è emblematico il caso della Turchia. Secondo Rsf l'amministrazione Erdogan ha intensificato la persecuzione dei giornalisti in vista delle imminenti elezioni. La Turchia è infatti considerato il Paese democratico che imprigiona più giornalisti. Un'altra picchiata significativa è negli Stati dell'Africa: il Senegal è sceso di ben 31 posizioni, mentre la Tunisia ha perso 27 posizioni.