Per capire chi è Roberto Pereyra bisogna andare con la mente nell'area del Sudamerica chiamata Tucuman. Una zona del mondo che dà origine a tanti talenti, alcuni in difficoltà come Joaquin Correa e altri che invece, a suon di prestazioni, si sono guadagnati quanto meno la stima e la fama di avere un nome che è quasi una certezza. E' il caso del Tucumano Pereyra, da tempo anima e estro dell'Udinese di Riccardo Sottil e punto di riferimento ormai indispensabile per l'Udinese e i suoi tifosi. Il giocatore, anche oggi autore di un bel gol contro la Sampdoria, ha dimostrato di poter aiutare i sostenitori della Dacia Arena a suon di belle prestazioni.
Per Pereyra l'origine è strettamente legata al suo soprannome, anche grazie alle sue radici sempre radicate dentro e fuori dal campo. Un soprannome, il Tucumano, che lo accompagna dal 7 gennaio 1991, quando comincia a muovere i primi passi a San Miguel de Tucumán, in Argentina. Neanche a dirlo, come tanti giocatori destinati poi a fare una bella carriera, appena nato vuole subito il pallone tra i piedi e comincia a muoversi dilettandosi a pochi passi dalla porta. Lì comincia a scolpire il suo ruolo, plasmandosi fino a diventare il calciatore che oggi il grande pubblico conosce, quello capace di giostrare tra il centrocampo e l'attacco nel ruolo di trequartista.
All'inizio, come tanti ragazzi, coltiva il sogno della maglia del River Plate e diventa uno degli sventurati protagonisti della storica retrocessione dei Millionarios contro il Belgrano. Dalle proteste del Monumental arriva il suo volto rigato di lacrime, un pianto divenuto celebre in una delle frasi pronunciate dal telecronista Stefano Borghi al termine di quella partita: "Piange anche il Tucumano Pereyra". Da lì in poi quelle lacrime saranno trasformate in sorrisi.
Il giocatore comincia a tutti gli effetti a brillare nel 2009, quando in Argentina corre con il River Plate. Nonostante la retrocessione, come vale per Erik Lamela, viene notato da alcuni club all'estero, in particolare dall'Udinese. La squadra friulana si aggiudica il cartellino del calciatore e da lì comincia un tram tram da una parte all'altra del mondo per quanto riguarda la gestione Pozzo. Dall'Udinese al Watford il passaggio avviene più volte, ma è con la Juventus che Pereyra si afferma a livello mondiale.
Circa quindici milioni di euro e Pereyra finisce sotto la Mole Antonelliana. Con la squadra torinese ha vinto tre campionati italiani consecutivi e ha raggiunto la finale della Champions League nel 2015. Un momento altissimo per la carriera del Tucumano, che quest'anno, oltre agli infortuni, ha avuto come punto basso la sfida dell'Olimpico contro la Roma, rigore causato e rigore sbagliato. Eppure sono tante le gemme della stagione di un calciatore che, anche a distanza di anni, sembra non tramontare mai.