Il suo simbolo è un cavallo, che doveva significare sacrificio e resurrezione, trasformazione e rinascita. Ciò, in effetti, inquadra perfettamente l’attuale situazione della Rai, avvolta nelle polemiche. La Tv di Stato è oggetto da settimane, per non dire da mesi, di frizioni con il governo di destra-centro targato Giorgia Meloni ma non solo.
Fra i tanti, memorabile lo scontro intorno a Sanremo, alle performance e ai messaggi condivisi dal Teatro Ariston. Il governo, da questo punto di vista, sembra avere la memoria lunga, non avendo mai digerito l’ultimo festival condotto da Amadeus (visto che si vocifera di una direzione artistica commissariata). Di palco in palco dalla canzone italiana alle canzoni del Concertone del 1° maggio, nuove tensioni che mettevano a rischio il posto dell’amministratore delegato Carlo Fuortes.
Fuortes che ha preso tutti in controtempo rassegnando le sue dimissioni da Ad della Rai. Un passo che era nell’aria, fra volontario e forzato, visto lo spoil system che ha visto decapitati i vertici di Inps, Inail ma non solo a suon di Consiglio dei ministri. Nella sua lettera di dimissioni, l’ormai ex amministratore delegato Rai ha ribadito di aver sentito lo scontro sulla sua persona e un cambio di atteggiamento nel cda che lo ha spinto alle dimissioni per non paralizzare viale Mazzini. Si ripartirà con ogni probabilità da un nuovo tandem composto da Roberto Sergio – già direttore di Radio Rai - e Giampaolo Rossi, intellettuale considerato molto vicino alle posizioni del presidente del Consiglio, come confermato dall'ultimo Consiglio dei ministri:
Da qui, si apre il walzer delle poltrone. Nel nome di un già citato spoil system che nella Rai assomiglia di più a un vero e proprio domino, il tutto nel nome di quella che il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi ha definito Cambiare la narrazione del Paese. Insieme, con ogni probabilità, a molti dei suoi interpreti.