Accadde oggi, 14 maggio 1955: la nascita del Patto di Varsavia. Si trattò di un Patto di Alleanza politico-militare e organizzazione di mutua assistenza, tra l’Unione Sovietica e le democrazie popolari dell’Est europeo. Patto ispirato dal desiderio dell’URSS di rafforzare il proprio controllo sui Paesi satelliti e operante attraverso una serie di accordi bilaterali di alleanza.
Altro obiettivo sovietico: riarmare la Repubblica democratica tedesca. Il Patto di Varsavia rappresentò una risposta politica al riarmo della Repubblica federale di Germania, consentito dalla sua inclusione nella NATO con gli Accordi di Parigi e di Londra del 1954. Il patto prevedeva un’integrazione militare, consultazioni politiche e un impegno alla difesa reciproca tra URSS, Polonia, Cecoslovacchia, Repubblica democratica tedesca, Romania, Bulgaria, Ungheria e Albania. Quest’ultima però ne uscì di fatto nel 1961, cioè al momento della frattura ideologica con Mosca; e formalmente nel 1968, dopo l’invasione della Cecoslovacchia.
I sovietici imposero una quasi totale standardizzazione degli equipaggiamenti, della dottrina e delle strategie e procedure militari sul proprio modello. Il patto in quanto tale prese progressivamente a funzionare come copertura politica per dare una parvenza di pariteticità e collettività decisionale tra gli Stati membri, nelle prese di posizione verso la NATO o verso gli stessi membri. Come nel 1968 quando Mosca fece nominalmente decidere al Patto di Varsavia di invadere la Cecoslovacchia e stroncare la Primavera di Praga di Dubcek.
Con l’impossibilità da parte dei sovietici di mantenere l’egemonia sul blocco orientale, il Patto si poteva già considerare militarmente irrilevante nel 1990, quando ne uscì la Repubblica democratica tedesca, che ne era stata il bastione militare verso occidente, con oltre 350.000 soldati sovietici sul proprio territorio (nella foto: 1 luglio 1991, a Praga la firma dello scioglimento del Patto di Varsavia). Dopo pochi mesi l’URSS accettò di evacuare le proprie truppe da tutti gli altri Paesi membri entro il 1994, impegno che la Russia avrebbe poi rispettato.
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