Tutto il popolo si stringe intorno la regione Emilia-Romagna, devastata dal maltempo e dalle inondazioni. Da tutta Italia arrivano aiuti e soccorsi. Ma sono soprattutto gli abitanti della Regione più colpita di sempre dalle alluvioni a rimboccarsi le maniche e a dimostrare senso di comunità e vicinanza. Protezione civile, Vigili del fuoco, Forze dell'ordine sono a lavoro per salvare il salvabile. Anche la Caritas regionale, come sempre d'altronde, è scesa in acqua per sostenere tutte le persone, rimaste senza nulla ormai.
Cesena, Forlì, Faenza, Imola, Ravenna. L'elenco dei comuni colpiti è lungo, forse troppo. Le case allagate e le persone sfollate sono migliaia e migliaia. Chi è riuscito ha portato via, forse, il minimo indispensabile. Ma la Caritas dell'Emilia-Romagna ha mantenuto aperte le porte delle proprie diocesi per ospitare chi non sa dove andare, tentando di aiutarli con un conforto e una vicinanza che rinforzano le fondamenta della comunità.
Il mondo della Caritas si è dunque attivato immediatamente, con un filo che collega tutti i direttori delle zone più colpite, fino ad arrivare alla rete nazionale. Proprio nella mattina del 18 maggio c'è stata una riunione d'emergenza della delegazione regionale per fare il punto sull'emergenza in Emilia-Romagna.
"La Caritas è molto vicina e molto presente nei territori e nelle comunità e sta accogliendo nelle proprie strutture e nelle canoniche", racconta Mario Galasso, direttore della Caritas di Rimini e delegato regionale, a Tag24. È però un'accoglienza frammentaria - purtroppo - perché diverse sedi sono state allagate dall'acquazzone che ha messo in ginocchio la regione governata da Stefano Bonaccini. Come ad esempio l'emporio solidale di Forlì. Qui "era stato fatto un grande acquisto di beni di prima necessità, ma purtroppo oltre la metà non sarà più utilizzabile", dice ancora Galasso.
Ma la distribuzione di viveri e beni di prima necessità è solo rimandata al prima possibile. Intanto i volontari della Caritas stanno aiutando le persone a svuotare le case invase dall'acqua e dal fango. "Si stanno raccogliendo tutte quelle forze, che non sono protezione civile, perché la Caritas non è un organismo di protezione civile, per aiutare e supportare le strutture delle chiese della diocesi ma anche tutte quelle famiglie che hanno bisogno di aiuto nel liberare e svuotare acqua e fango dalle proprie case", spiega il direttore di Rimini.
Senza timore e solo per aiutare il prossimo, tutti sono all'opera per risollevare quella porzione d'Italia affossata nel maltempo e colpita a morte dalla crisi climatica, dove le persone hanno solo disperazioni e senso di perdita negli occhi.
"Vediamo tanta disperazione. A Cesena e a Forlì ci sono stati tanti morti e dispersi". Ma bisogna pensare anche "al problema dei capitali di una vita che si sono realizzati in una casa", come anche a quelle persone che "hanno investito con il bonus nel 110%. Tutti i soldi investiti e i mutui investiti sono andati rovinati. C’è anche un problema di preoccupazione rispetto a una sostenibilità economica futura. La disperazione è veramente molto alta. È molto importante aiutare le persone e sostenerle. Bisogna far capire loro che non solo in questo momento in cui c’è bisogno di pulire la casa, ma anche un domani come comunità, e come Caritas, ci siamo".
Nel futuro, quando l'acqua e il fango saranno passati, per la Caritas sarà fondamentale "cercare chi è fragile e povero e rischia di essere escluso dalla grande macchina degli aiuti. La macchina è chiamata in questo territorio enorme, il rischio è che ci siano delle persone isolate e dimenticate. Il compito della Caritas è che nessuno venga escluso". Dunque, appena sarà possibile, appena l’emporio di Forlì sarà ripulito, "lo riempiremo con i beni di prima necessità - aggiunge ancora Galasso - per le persone più fragili o per chi ne ha bisogno. Faremo una raccolta ad hoc per riempire l’emporio".