A distanza di mesi dal naufragio di Cutro le indagini e le perquisizioni proseguono, per cercare di capire come e perché nessuno sia intervenuto prima per cercare di evitare il naufragio del caicco che costò la vita ad oltre 90 persone.
Le perquisizioni sono avvenute nei comandi provinciali della Guardia di finanza, della Guardia costiera e negli uffici di Frontex, l'organizzazione europea demandata al controllo delle frontiere esterne dell'Unione Europea. Le operazioni sono state disposte dalla Procura della Repubblica di Crotone nell'ambito dell'inchiesta finalizzata all’accertamento di eventuali responsabilità per i ritardi nei soccorsi, per vagliare anche la possibilità di iscrivere come ipotesi di reato l'omissione di soccorso nel fascicolo dell'inchiesta.
Secondo quanto emerge dal lavoro della giustizia, l'imbarcazione che naufragò sulle coste calabresi di Steccato di Cutro, fu avvistata dai mezzi di Frontex nella notte del 25 febbraio scorso. Segnalazione che fu raccolta anche dalla Guardia di Finanza i cui mezzi però furono costretti a ritornare verso la costa: la versione ufficiale ha sempre sostenuto "avverse condizioni meteorologiche". A vegliare dall'alto rimase quindi un velivolo dell'agenzia europea Frontex che però esaurito il carburante fu costretto a tornare verso terra. Nel frattempo il caicco proseguì la sua navigazione verso le coste italiane, senza alcuna assistenza e senza che nessuno avvertisse la Guardia Costiera. La stessa interverrà solo 6 ore dopo, rispondendo ad un'allarme lanciato dai pescatori. Nel naufragio morirono 94 persone. 11 sono quelli ancora dispersi. In una vicenda che ha ribadito anche a livello internazionale quanto sia importante prestare attenzione da parte dell'Unione Europea alla frontiera meridionale dell'UE: Come dirà lo stesso Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel,