Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, in un'intervista a La Stampa, sottolinea come "la violenza di genere e i femminicidi rappresentano un fenomeno particolarmente grave e odioso, intollerabile tanto più in una società avanzata come la nostra: bisogna continuare a lavorare sulla prevenzione e agire nel sociale. In relazione a queste problematiche, Piantedosi ha spiegato di star lavorando, insieme ai ministri Nordio e Roccella, a un'ipotesi di intervento normativo da presentare in occasione di uno dei prossimi Consigli dei ministri. Il ministro ha chiarito che l'azione del governo non si limiterà all'intervento normativo e ci si muoverà verso un'"azione più collegiale". Il tema è tanto rilevante e urgente che in Parlamento avverrà - e sarà necessario - un "confronto tra le forze politiche", con uno spirito di condivisione e collaborazione.
Per porre in evidenza la gravità del problema, il ministro riporta i dati "sicuramente preoccupanti" riguardanti i femminicidi: nel 2020 i casi sono stati 119, nel 2021 sono stati 120 e, ancora in aumento, 126 nel 2022. Nel 2023, solo nei primi cinque mesi sono stati registrati 129 casi di omicidi volontari, di cui 45 vittime sono donne. Di queste 45, 37 sono state uccise all'interno dell'ambito familiare-affettivo, e in particolare 22 sono morte per mano del partner o ex partner. L'ultimo caso, tragicamente presente da giorni nelle notizie sotto gli occhi di tutti, è quello di Giulia Tramontano, il cui omicidio è stato confessato dal fidanzato Alessandro Impagnatiello.
Fondamentale risulta l'attività di prevenzione, da potenziare per agire prima che avvenga il peggio:
Si dimostra necessario mettersi in dialogo con le potenziali vittime e comunicare con le donne vittime di abusi per informarle della presenza dei centri antiviolenza (CAV) operativi sul territorio. Per quanto riguarda i soggetti indiziati di delitti, consumati o tentati, nell'ambito della violenza di genere e domestica, Piantedosi parla di "potenziamento dell'uso del braccialetto elettronico" in seguito alla decisione dell'autorità giudiziaria di adottare la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il lavoro più importante da svolgere però non è tanto a livello di misure preventive o sanzionatorie, che sono sicuramente fondamentali ma "non bastano": l'impegno più grande, infatti, va profuso a livello socio-culturale.