La premier italiana Giorgia Meloni sta volando in queste prime ore di oggi per raggiungere la Tunisia, dove è attesa per un incontro prima con il Presidente Kais Saied e poi con la premier Najla Bouden. La Presidente dovrà intrattenere una conversazione su temi estremamente caldi per la Tunisia e di grande interesse anche per il suo Esecutivo, primo fra tutti la gestione dei flussi migratori.
Altro focus dell'intorno sarà la pesante crisi economica e sociale che sta colpendo la Tunisia negli ultimi anni e che, secondo molti analisti, sarebbe all'origine di un'emigrazione alle soglie dell'ingestibile verso il nostro Paese. Oltre tutto, in Tunisia la democrazia è essenzialmente sospesa. Sotto il controllo di Saied, il Paese starebbe infatti vivendo un'evidente svolta autoritaria.
A pesare particolarmente sulla condizione economia di Tunisi è l'inflazione, a due cifre già da tempo. A questo si aggiunga una disoccupazione oltre il 16%, un debito pubblico prossimo all'implosione e un'economia a dir poco stagnante: questo l'amalgama negativo che intrappola la Tunisia in una situazione di crisi instancabile da diversi anni.
La Banca Mondiale ha già espresso preoccupazione per la situazione economica di Tunisi, paragonando il Paese al Libano e affermando che le due Nazioni stanno in un equilibrio precario sull'orlo della bancarotta. Per Saied la colpa sarebbe tutta di migranti subsahariani che arrivano nel Paese scappando da guerre e miseria e portando instabilità, ma non si è accorto che ormai anche i suoi connazionali fanno parte della massa di persone costrette a cercare futuro migliore altrove, visto che il proprio Paese nega loro un presente sicuro.
Da qui l'urgenza per Meloni di mettere sul tavolo delle possibili soluzioni alle condizioni critiche su cui versa la Tunisia, dal momento che una delle mete più gettonate di questo flusso di migranti disperati sono proprio le coste italiane.
Per il momento però il Presidente Saied rimane scettico sulla necessità di un aiuto internazionale. Già ad aprile aveva declinato un'offerta del Fondo Monetario Internazionale, che voleva stanziare 1,9 miliardi di aiuti per la Tunisia. La cifra sarebbe stata probabilmente comunque insufficiente per eliminare la crisi, ma comunque meglio di nulla. Ma Saied non è ha voluto sapere: una misura del genere, secondo il presidente tunisino, avrebbe solo creato ulteriore impoverimento.
A Meloni spetta dunque l'arduo compito di proporsi come intermediario di fiducia di Saied, cercando di convincerlo ad ottenere i fondi del FMI in cambio di politiche che controllino l'emigrazione.
Oltre a questo piano di aiuti internazionali, Meloni dovrà negoziare anche l'ipotesi di un nuovo elettrodotto sottomarino che colleghi Italia e Tunisia. Si tratta del "Piano Mattei", ossia del tentativo di rendere l'Italia il nuovo magazzino per il gas europeo. I gasdotti che conducono il gas dall'Algeria all'Europa passano però proprio sotto la Tunisia, che quindi vuole la sua parte di profitto nel progetto.
Tanti dunque i temi fatti oggetto di discussione, ma l'obiettivo rimane innanzitutto mettere un freno ai flussi migratori che da Tunisi si spargono nel Mediterraneo.