Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, denuncia malfunzionamenti nel sito e nei canali social della famosa manifestazione pro LGBTQ+: la paura è che si tratti di attacchi informatici. Secondo Colamarino nelle ultime ore qualcuno ha provato a forzare gli accessi ai canali di trasmissione del Roma Pride, causando diversi problemi tecnici. Inoltre, sembra che i profili dell'organizzazione siano stati segnalati in massa dagli utenti.
Il Pride di Roma si terrà tra due giorni, il 10 giugno, ma l'organizzazione e la diffusione dell'evento è messa a dura prova dai malfunzionamenti tecnici di sito e social. Per Mario Colamarino potrebbe trattarsi di veri e propri attacchi hacker, aventi l'obiettivo di sabotare la manifestazione.
Così ha detto il portavoce del Pride nella Capitale, che è anche il Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, uno delle più influenti associazioni LGBTQ+ in Italia.
Colamarino ha aggiunto che sono già in corso le dovute verifiche e che i tecnici sperano di poter tornare al più presto nel pieno controllo di tutti i canali del Pride, in modo da garantire il successo dell'evento.
Davanti a una situazione del genere, Colamarino non ha dubbi su chi puntare il dito: per il Presidente del Circolo Mario Mieli, Il comportamento della Regione Lazio ha innescato una vera e propria ondata d'odio nei confronti del Roma Pride. Forse proprio in questo clima di generale sospetto verso la comunità LGBTQ+ avrebbero trovato terreno fertile gli hacker che secondo Colamarino hanno perpetrato gli attacchi informatici delle ultime ore.
Lo screzio con la Regione ha avuto origine dalla decisione della giunta di revocare il patrocinio al Roma Pride, a soli 5 giorni dalla data della manifestazione. La presa di posizione molto severa della Regione è scaturita dalla presa visione di alcuni manifesti dell'evento, che si pronuncerebbero a favore dell'utero in affitto.
Il Governatore Francesco Rocca si è detto disponibile a riaccordare il patrocinio alla manifestazione qualora gli organizzatori chiedano scusa e ritirano le parti del loro programma che riguardano l'utero in affitto. Ma da Colamarino la risposta è lapidaria: «Nessune scuse».