Questa riforma con la totale abrogazione del reato di abuso d’ufficio va contro i sindaci, non a loro tutela. Noi riteniamo che si creerà un vuoto legislativo molto pericoloso con effetti criminogeni, ossia un liberi tutti, così Valentina D’Orso, deputata del Movimento Cinque Stelle al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.
Il testo della riforma della giustizia, approvato dal consiglio dei ministri la scorsa settimana, dovrebbe approdare domani alla Camera. L’iter della riforma si preannuncia complicato con una parte dell’opposizione che promette battaglia.
I sindaci e gli assessori verranno assediati dalle richieste di favori e da pressioni – continua la deputata. Anche quelli più irreprensibili, assolutamente inavvicinabili che non si presterebbero mai alla commissione di qualsiasi tipo di illegalità, abolendo l’abuso d’ufficio succederà che qualsiasi favoritismo non sarà più una condotta penalmente rilevante. Saranno assediati dalle persone che sgomiteranno per avere un favore. Pensiamo ad esempio alle graduatorie delle case popolari. E le pressioni potrebbero diventare intimidazioni o tangenti. Stiamo esponendo i nostri amministratori anche al rischio di essere sospettati fin da subito di reati molto più gravi.
Nel 2022 dei 3.938 fascicoli aperti, 3.536 sono stati archiviati. L’anno precedente, solo 18 le condanne in primo grado.
Le assoluzioni - dice D'Orso - possono essere frutto della normativa attuale. Stiamo restituendo un dato che viene fuori proprio dal fatto che la nuova normativa (voluta dal governo Conte), avendo ri-perimetrato la condotta rilevante ha scriminato delle condotte su cui i procedimenti si erano aperti. Che ci sia un trend in diminuzione è dovuto alla riforma del 2020. L’abuso d’ufficio è un presidio per la legalità e l’imparzialità della pubblica amministrazione.
Capitolo intercettazioni, si ampliano i divieti. Una parte della stampa parla di bavaglio.
Ci preoccupa molto questo punto perché confligge con il diritto all’informazione dei cittadini. Anche qui la normativa attuale, che risale al 2020, ha introdotto delle cautele ulteriori relativamente al divieto di pubblicare le intercettazioni. Quindi un’operazione di bilanciamento tra le opposte esigenze, diritto alla riservatezza e diritto all’informazione, lo abbiamo già affrontato, conclude la pentastellata capogruppo in commissione Giustizia alla Camera.