Il giorno dopo che la Camera ha approvato una mozione sull’energia nucleare è stato fatto un sondaggio. Il 60% degli italiani sono favorevoli, il 32% nettamente contrari. Dopo la grave crisi energetica, gli italiani stanno cominciando a guardare i numeri e non è un caso che vengano agitare delle bandierine come il problema delle scorie. È la coperta di Linus degli anti-nucleari a prescindere. Il problema delle scorie non esiste, così Giuseppe Zollino, Responsabile Energia e Ambiente di Azione, al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.
Giuseppe Zollino insegna Tecnica ed Economia dell’Energia all’Università di Padova ed è il Responsabile Energia e Ambiente di Azione. Con Carlo Calenda nei giorni scorsi ha lanciato la petizione Nucleare? Sì Grazie riaprendo il dibattito su questo tipo di energia, che in Italia sembrava ormai archiviato.
L’Italia – spiega Zollino - ha un approccio un po’ schizofrenico all’energia nucleare. Abbiamo fermato le nostre centrali però oggi stiamo usando energia nucleare importata dall’estero in misura tre volte superiore a quella che abbiamo mai prodotto in Italia quando avevamo le quattro centrali in esercizio. L’energia elettrica ha bisogno di un contributo di energia nucleare perché bisogna raggiungere obiettivi estremamente sfidanti che sono quelli di azzerare le emissioni di anidride carbonica in tutta Europa, in quello che si chiama il lungo periodo. Significa il 2050, non è un tempo infinito. Sono appena 30 anni. Non sono tempi biblici e dobbiamo pensare oggi a quello che serve per arrivare a zero emissioni entro quella data. Solo rinnovabili è proibitivo. Le fonti rinnovabili che possiamo incrementare sono fotovoltaico ed eolico. Sono fonti non continue ma variabili, intermittenti e soprattutto producono tutte insieme. La notte, qualunque sia il numero di impianti fotovoltaici istallati, essi non producono nulla. Gli impianti eolici producono quando c’è vento. Allora bisogna aggiungere una grandissima quantità di sistemi di accumulo: batterie, impianti idroelettrici a pompaggio, idrogeno.
Oggi Angelo Bonelli ha dato il via a una contro-campagna rispetto a quella lanciata da Azione. Secondo il leader dei Verdi il programma nucleare di Calenda costerebbe oltre 450 miliardi di euro.
Un sistema come quello che proponiamo noi – continua il professore - costa, come investimenti, tra 600 e 800 miliardi in meno. Per azzerare le emissioni in Italia solo con fonti rinnovabili dobbiamo investire quello che serve per costruire quasi 800 gigawatt di impianti e sistemi di accumulo. Oggi abbiamo 22 gigawatt di fotovoltaico e 11 gigawatt di eolico, tra sistemi di accumulo e generazione. Con una quota di energia nucleare basano 35 gigawatt di nucleare e quindi servirebbero meno impianti. Noi queste cose le abbiamo pubblicate, basta che Bonelli abbia la pazienza di leggerle. Poi può contestare. La risposta che ci deve dare Bonelli è dove trovare le risorse per fare il modello che ha in mente lui, ammesso che ce l’abbia, che è fatto solo di rinnovabili.
In un Paese dove costruire un termovalorizzatore provoca proteste e divisioni nell'opinione pubblica, pensare di riuscire a realizzare una centrale nucleare sembra difficile. Ad alimentare l’avversione dei cittadini è la questione dello stoccaggio delle scorie.
Nel mondo sono in esercizio 440 centrali e 60 in costruzione e tutte queste centrali gestiscono piccolissime quantità di rifiuti ad alta attività che vengono prodotti. Tutte le scorie ad alta attività, tutti i rifiuti che dovrebbero essere smaltiti in un deposito geologico di profondità, che sono stati prodotti dal primo giorno in cui nel mondo sono state impiegate centrali nucleari ad oggi, occupano un volume pari a un campo di calcio di un’altezza di 10 metri, conclude Zollino.