Il caso Daniela Santanché, Ministra del Turismo, ha aperto un piccolo varco all’interno della irriducibile ed inscalfibile maggioranza di governo. Niente che possa metterne in crisi l’esistenza o la tenuta del governo Meloni, tutti sono concordi su questo a partire dalla Premier. Maurizio Gasparri – per menzionare anche una voce non riconducibile a Fratelli d’Italia – ha appena detto a L’Aria che Tira: Mettetevi l’anima in pace, questo governo andrà avanti fino alla fine della legislatura. Sarà vero, ma quello di Daniela Santanché rimane un caso da risolvere. Il pressing delle opposizioni che chiedono, tra le altre cose, una interrogazione in Parlamento, non accenna a placarsi. La Ministra, insomma, dovrà riferire.
È stata Giorgia Meloni la prima ad aprire: Non ci vedo nulla di male ha detto in merito ad una possibile relazione in aula della Ministra Daniela Santanché. La quale fa sapere di non avere alcuna intenzione di tirarsi indietro. A margine di un evento di Direzione Nord a Milano, rispondendo ai cronisti, la titolare del dicastero del Turismo ha detto:
Respinte in blocco, invece, le richieste di dimissioni: Dimissioni su che cosa? – ha detto ai cronisti – Andiamo dietro a report?
Proviamo a rimettere ordine a quanto è successo. Come mai si alzato questo polverone intorno a Daniela Santanché tanto da spingere alcuni esponenti a chiedere le sue dimissioni da Ministra al Turismo? Tutto ha avuto inizio con una inchiesta di Report, il programma di approfondimento giornalistico in onda sul palinsesto di Rai 3, che ha proposto un servizio con protagonista Daniela Santanché. La raccolta di varie testimonianze, tra le quali quelle di persone che hanno lavorato presso alcune aziende gestite dalla Ministra, hanno fatto emergere un quadro di cattiva gestione amministrativa specialmente per quanto riguarda le società Ki Group e Visibilia. In entrambi i casi parliamo di amministrazione poco trasparente e di milioni di debiti accumulati nei confronti dei fornitori. Un ex dipendente della Ki Group ha – in forma anonima – anche parlato delle modalità gestionali della Santanché e, nello specifico, di un episodio di messa in cassa integrazione senza avviso tanto che questa persona – inconsapevole – avrebbe continuato a lavorare. Un’accusa pensante che, se confermata si tratterebbe di truffa ai danni dello stato e, quindi, di un reato perseguibile penalmente.
Ecco spiegato il motivo dell’impazienza delle opposizioni, specialmente quella del Partito Democratico che continua ad invocare un faccia a faccia. Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, sul tema:
La resa dei conti avverrà in aula dove Santanché dovrà difendere sé stessa ma anche il suo governo. Il quale vede piombare una nuova grana sul tavolo dopo quelle delle ultime settimane: i ritardi sul PNRR, lo stallo sul commissariamento in Emilia Romagna dopo l’emergenza alluvione, i dubbi sul Mes alimentati dal Ministro Giorgetti che sarebbe – a differenza di Meloni – favorevole a ratificarlo.