La Corte d'Appello d'Assise si è espressa sul futuro dei due fratelli Marco e Gabriele Bianchi, di Mario Pincarelli e di Francesco Belleggia, accusati di aver ucciso il giovane Willy Durarte il 6 settembre del 2020 a Colleferro. Un risultato deludente per la famiglia del ragazzo, come anche per i suoi amici. La stessa madre del giovane ha commentato la sentenza affermando di sapere come sarebbe andata a finire. Ai fratelli Bianchi è stata ridotta la pena, passando dall'ergastolo a 24 anni di reclusione. Mentre confermata per Pincarelli e Belleggia. L'avvocato della famiglia di Willy, Domenico Marzi, ha commentato a Tag24 la decisione presa in Appello, per quel poco che ne sappiamo. Le motivazioni della sentenza saranno depositate soltanto tra tre mesi.
D: Avvocato, lei sta difendendo la famiglia del giovane Willy. Dopo la sentenza in Appello, quali sono state le reazioni dei genitori?
R: "I genitori hanno reagito con grande compostezza, come è stato visto. Loro si aspettavano una sentenza che confermasse l’impalcatura accusatoria, sostanzialmente l’omicidio volontario malgrado fosse stata richiesta la derubricazione in omicidio preterintenzionale".
D: Che decisione è stata?
R: "La decisione è una decisione che obiettivamente toglie l’emotività, non vedendo l’ergastolo. In buona sostanza è una decisione che conferma tutto quanto fatto dalla Procura della repubblica di Velletri e dalla Corte d’Assise di Frosinone. L’unica differenza è che sono state concesse le attenuanti generiche. Qui però entriamo nel probabile".
D: Vale a dire?
R: "Probabilmente per equiparare i Belleggia e Pincarelli agli altri due. A loro (a Belleggia e a Pincarelli, ndr) erano già state concesse le attenuanti generiche. E quindi concedendo le attenuanti generiche equivalenti all’attestata aggravante di futili motivi c’è stata la riduzione della pena fino a 24 anni".
D: Quindi queste attenuanti in primo grado per i Bianchi non erano state considerate?
R: "No, non erano state date le attenuanti generiche in primo grado. Era stato fatto un distinguo tra le posizioni. Tra Pincarelli e Belleggia, con quest’ultimo che addirittura aveva dato un contributo alle indagini. La Corte d’Assise d’Appello ha ritenuto di equiparare le posizioni quanto alla possibilità di poter dare agli imputati le attenuanti generiche".
D: E quindi?
R: "Alla fine la sostanza del processo non cambia. C’è una valutazione dei magistrati che hanno ritenuto di poter dare le attenuanti generiche. Non è stata scardinata l’accusa, che rimane quella. C’è da prendere atto che l’amministrazione della giustizia ha reso due sentenze per un fatto gravissimo che puntualizza una responsabilità molto grave. Mi rendo conto delle reazioni emotive. Ma di ergastoli ne ho sempre visti molto pochi in Italia. A me non ha meravigliato affatto la riduzione della pena".
D: Quindi lei se lo aspettava, ma la famiglia no?
R: No, io alla famiglia glielo avevo anche detto. Infatti la famiglia se lo aspettava. È una delle eventualità che può accadere ed è accaduta".
D: Quindi perché c’è stata questa differenza di peso delle attenuanti tra il prima e il dopo?
R: "Questo lo devono motivare loro".
D: Tra tre mesi...
R: "Tra tre mesi lo diranno. Come mai non hanno concesso (le attenuanti generiche, ndr) prima lo sappiamo. Perché non le hanno concesse prime e adesso come mai le hanno concesse: questo è un problema della motivazione della Corte d’Assise d’Appello".
D: Immagino che in Cassazione l'accusa chiederà una conferma o l'ergastolo, mentre il legale dei Bianchi una riduzione della pena
R: "Vedremo cosa scriverà la Procura generale per impugnare la riduzione della pena e le attenuanti generiche. Sicuramente, l’avvocato dei Bianchi tenterà questa operazione, a mio avviso molto ardita, di avere un omicidio preterintenzionale".
D: Ma avvocato, si immagina come potrebbe andare in Cassazione? Verranno riconfermati questi anni?
R: "Tendenzialmente, sulla base della mia esperienza, ipotizzo una conferma della sentenza. Ma stiamo parlando di tendenzialmente. Non ho ancora letto la sentenza della Corte d’Assise d’Appello. Non ho letto l’atto di impugnazione".