La riforma della giustizia in Italia è la continuazione della politica con altri mezzi. Una guerra a bassa o alta intensità, dipende dai momenti, quella tra politica e magistratura che si perpetua nella storia repubblicana, con il suo apice negli anni dell'inchiesta "mani pulite". Da quel momento in poi i tre poteri costituzionali, esecutivo, legislativo e giudiziario, armonicamente separati dai padri costituenti, per assicurare loro indipendenza, si ritrovano aggrovigliati in una matassa di accuse reciproche di reciproca invasione nelle prorpie sfere di competenza.
In Italia un avviso di garanzia rivolto a un membro del governo è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. Si parte dall'accusa alla magistratura di voler influenzare l'opinione pubblica, fino ad arrivare alla reazione della magistratura che accusa la politica di voler minare la libertà dei giudici. Il Caso Del Mastro e il caso Santanchè rappresentano in questa legislatura tutte le possibili combinazioni di questo scontro, a cui i cittadini assistono ormai attoniti, quasi disinteressati, forse divisi tra quelli che gridano ancora "ladri in galera" e quelli che denunciano la persecuzione nei confronti del governo in carica. Lo scontro assume anche contorni di forte ipocrisia, da una parte e dall'altra: la politica che assicura di non voler fare riforme contro i giudici, e i magistrati che assicurano di essere disponibili al dialogo. Senza voler attribuire responsabilità, nei fatti, un dialogo non c'é mai stato e il sistema giustizia prosegue il suo cammino con pregi e difetti.
La giustiza del potere e quella dei cittadini. Elite e popolo per dirla attraverso un dibattito che va di moda in questo periodo. La discussione sulle riforme riguardano semplicemente la conflittualità tra due poteri, le regole del gioco di una partita tra poteri, dove in ballo c'è ovviamente la struttura democratica del paese. Nessuno intende infatti, ridimensionare l'importanza della vicenda, le facciano le riforme, ma non ci vengano a raccontare che queste situazioni riguardano tutti. Riguardano due elite, quella politica e quella giudiziaria. I cittadini rimangono con quello che hanno della giustizia, tempi, disorganizzazione e problemi di varia natura nel riconoscimento dei propri diritti.
Un popolo senza giustizia efficiente, ma con due esempi nobili, Luca Valdiserri e la mamma di Willy Montero, due figli che muoiono, due genitori che chiedono alla giustizia almeno una condanna, qualunque essa sia. Loro sanno che nessuna sentenza restituisce ciò che si é perso, ma sanno anche, che più della giustizia, un risarcimento potranno averlo dalla pace senza vendetta e dal perdono, se qualcuno lo chiedesse. La stessa tregua che politica e magistratura dovrebbero cercare per ricostruire il sistema giustizia, per tutti, e poi riprendere il proprio percorso indipendente.