Luca Delfino, il "killer delle fidanzate", torna libero: nel giro di qualche giorno lascerà il carcere della Spezia e sarà trasferito nella Rems di Prà, in provincia di Genova, dove dovrà restare per almeno sei anni e mezzo. Il tempo, cioè, affinché possa essere considerato non più "socialmente pericoloso". Il legale che lo difende, l'avvocato Riccardo Lamonaca, ha fatto sapere che è motivato e che non evaderà, cercando di tranquillizzare coloro che vivono vicino alla struttura e i familiari delle vittime, che più volte hanno fatto sapere di avere paura che si scagli contro di loro.
aveva fatto sapere l'avvocato Lamonaca lo scorso aprile. Adesso è ufficiale: il 28 luglio prossimo Delfino sarà scarcerato e portato a Prà, dove dovrà restare per almeno sei anni e mezzo. Nelle pagine di cronaca è noto con lo pseudonimo di "killer delle fidanzate". Dopo aver beneficiato di uno sconto di pena, nel 2007 era stato condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione per aver ucciso a coltellate l'ex fidanzata, Antonella Multari, dopo averla minacciata, seguita e molestata per lungo tempo.
Appena un anno prima era stato iscritto nel registro degli indagati (e poi assolto, per mancanza di prove) per la morte di un'altra ex, Luciana Biggi, trovata senza vita in un vicolo di Genova, con la gola tagliata. In carcere è rimasto immischiato nella morte di un compagno di cella, archiviata come suicidio ed è stato accusato da un altro detenuto di stalking e violenza sessuale. Nel corso del processo a suo carico più volte si era riferito con fare minaccioso ai familiari della vittima. Per questo, alla notizia della sua vicina scarcerazione, la mamma di Antonella, Rosa Tripodi, aveva detto di avere paura.
Ora anche coloro che vivono nei pressi della Rems di Prà, dove sono reclusi i detenuti con problemi psichiatrici, temono delle conseguenze.
Il suo avvocato difensore ha cercato di tranquilizzarli:
Nella Rems sarà sottoposto alle cure mediche di cui ha bisogno e che in carcere non ha mai ricevuto, ma potrà anche incontrare i suoi familiari, una volta al mese. Ai dirigenti e ai funzionari della struttura - che ha incontrato personalmente - avrebbe già chiesto di poter avere una stanza singola, perché da anni, ormai, è abituato a stare da solo. Cosa che non è detto gli verrà concessa. Anche per insegnargli a convivere con altre persone, evitando possibili conflitti, in vista del reinserimento sociale.
Leggi anche: Storia del crimine: Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee