Sono un sogno per alcuni, per altri una realtà tornati. Per pochi una chimera. I vitalizi sono tornati di nuovo fra noi, come uno di quei zombie immaginati da George A. Romero. Già, perché i vitalizi erano stati seppelliti velocemente nel 2018, sotto il Governo Gialloverde, ma sono stati riportati in vita dal Consiglio di garanzia. Proprio nell'ultimo giorno utile, prima che i suoi componenti venivano dismessi per fine legislatura. Ecco chi ha votato a favore dei vitalizi e chi contro.
Il volume della polemica non si abbassa e il ritorno dei vitalizi grida scandalo. Il Movimento 5 Stelle ha criticato fortemente il ripristino. Proprio loro sono stati gli alfieri che hanno condotto una crociata sanguinosa per il loro abbattimento.
I vitalizi erano stati tagliati nel 2018, sotto il Conte I, con una delibera. La norma sanciva l'applicazione del metodo contributivo, e non quello retributivo, per gli ex senatori che hanno svolto un mandato di 5 anni (dunque una legislatura completa) prima del 2012. Il taglio, così pensato, andava a pesare sulle loro pensioni per un 60-70 per cento. Molti furono i ricorsi e nel 2020 il tribunale del Senato annullò la delibera gialloverde.
Il Consiglio, il 5 luglio 2023, ha quindi dato un colpo di spugna alla delibera del 2018, ripristinando il vecchio status quo. Si stima che oltre 800 senatori percepiranno l'assegno base i con il metodo retributivo, e non contributivo (precisamente 851 senatori e 444 familiari dei senatori deceduti). La differenza è sostanziale: con il primo si percepisce un vitalizio basato sullo stipendio percepito dal parlamentare; il secondo su quanto effettivamente versato dal singolo.
Il Consiglio di Garanzia è composto da cinque senatori nominati all'inizio di ogni legislatura dal presidente del Senato e decide sui ricorsi presentati contro le decisioni della Commissione contenziosa. Prima della legislatura del Governo Meloni, in carica c'erano Luigi Vitali (ex senatore FI), Ugo Grassi (ex M5s), Alberto Balboni di Fdi, Valeria Valente del Pd e Pasquale Pepe della Lega.
A votare contro sono stati i rappresentanti di Fratelli d'Italia e Lega, vale a dire Balboni e Pepe. Mentre Valente, senatrice dem, si è astenuta. Hanno votato a favore Balboni, Forza Italia, e l'ex esponente Cinquestelle, Grassi. Permangono dubbi su Valente (e più in generale sul Pd), che ha deciso di astenersi. Se era contraria, poteva dire no.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha criticato fortemente l'ultima scelta del Consiglio di Garanzia, accusando il Centrodestra ma dimenticadosi di sottolineare che la vittoria è arrivata da un suo ex. Che aveva abbracciato i valori dei Grillini (fra cui - appunto - l'abbattimento dei vitalizi).
Grassi si è, invece, giustificato affermando di non essersela sentita di dover far ricominciare da capo l'iter del ricorso.
Mentre l'allora presidente del Consiglio, Luigi Vitali, ha spiegato a Il Messaggero che "la delibera del 2018 era strampalata e lo dicono sia il presidente dell’Inps che un parere del Consiglio di Stato. Il presidente dell’Inps dice che c’è spesa storica pesante, ma anche che la Camera non ha dato elementi oggettivi per dire che i tagli sono corretti". Il suo effetto era quello di "colpire alla cieca con riduzioni anche del 60 o 70%".
L'ingenuità di Conte ha mostrato il fianco agli attacchi dei suoi avversari politici e Fratelli d'Italia fa uno scacco matto all'avvocato. La carica di Balboni è forte:
E insomma, Les jeux sont faits.