Accadde oggi, 17 luglio 1936: esplode la guerra civile di Spagna. Il conflitto armato di Spagna nacque proprio in seguito al colpo di Stato di 87 anni fa, che vide contrapposte le forze nazionaliste guidate da una giunta militare, contro le forze del governo legittimo della Repubblica spagnola; Repubblica sostenuta dal Fronte popolare, una coalizione di partiti democratici che aveva vinto le elezioni nel febbraio precedente.
Obbedendo a un piano prestabilito, la guarnigione militare spagnola di stanza nel Marocco iberico si era ribellata al governo della Repubblica, e nei tre giorni successivi un gran numero di unità militari al comando di cospiratori, si sollevarono anche sul territorio metropolitano cercando di assumere il controllo di più vaste aree del paese e di saldarsi le une con le altre. Il capo del governo, Santiago Casares Quiroga, incapace di trovare una soluzione alla crisi, si dimise due giorni dopo l’inizio del colpo di Stato a favore di Diego Martínez Barrio.
Barrio messosi in contatto con il generale Emilio Mola, principale artefice del colpo di Stato, fu informato dallo stesso che i cospiratori non intendevano neppure parlare di una soluzione pacifica, manifestando così la volontà di dare inizio a una spietata guerra civile se il golpe non avesse avuto pieno successo. Martínez Barrio si dimise quello stesso 19 luglio, ma il colpo di Stato non ebbe l’esito sperato; Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia e Malaga (nonché le aree più industrializzate e ricche della Spagna), i Paesi Baschi, la Catalogna e le Asturie, rimasero sotto controllo delle forze fedeli al governo; mentre le forze nazionaliste controllavano le zone rurali della Castiglia, le zone montuose della Navarra e gran parte dell’Andalusia con la sua capitale Siviglia, unica grande città caduta nelle mani degli insorti grazie all’azione del generale Gonzalo Queipo de Llano.
Il nuovo governo di José Giral si decise così a distribuire le armi al popolo, che in diverse località combatté efficacemente contro gli insorti; mentre sotto il profilo militare la sollevazione delle forze nazionaliste presentava molte problematiche legate al mancato appoggio di buona parte dell’esercito metropolitano, che continuò a rimanere fedele alla Repubblica, privando i ribelli della superiorità numerica che avrebbe loro consentito di avere ragione delle forze popolari. Sulla carta dunque le forze contrapposte erano più o meno della stessa proporzione, tuttavia le forze nazionaliste potevano contare sulla decisiva totalità dell’Armata d’Africa, il fulcro dell’esercito spagnolo, integrata dai regulares, le temibili truppe marocchine comandate dai migliori ufficiali spagnoli, gli africanistas, tra i quali emerse rapidamente il generale Francisco Franco (nella foto: il "Generalissimo", il "Caudillo" Francisco Franco durante un'operazione militare).
Oltre all’Italia fascista di Mussolini, anche la Germania nazista di Hitler si schierò al fianco dei nazionalisti di Franco inviando truppe e mezzi. Mentre l’Unione Sovietica di Stalin aiutò i repubblicani. La fine del conflitto contemporaneamente sancì l’inizio della lunga dittatura di stampo fascista del generale Franco, che durò fino al 1975. Durante la dittatura franchista, i sindacati furono distrutti, venne attuata una divisione classista dove braccianti e operai furono ridotti in condizioni miserevoli a favore dei ricchi possidenti terrieri e dei dirigenti d’industria. E ancora: gli scioperi vennero vietati, migliaia di repubblicani imprigionati e costretti ai lavori forzati. Nelle campagne il regime si impegnò a restaurare la struttura sociale tipica dell’ancien régime, dove il potere era in mano all’aristocrazia terriera e alla Chiesa. La guerra civile spagnola, cominciata il 17 luglio del 1936, terminò il primo aprile 1939 con la vittoria dei nazionalisti di Franco. Il "Caudillo" instaurò una dittatura che si concluse solo con la sua morte nel 1975.