Non sarà lui il primo ministro della Thailandia. Pita Limjaroenrat infatti ha incassato un duro colpo da parte del Parlamento thailandese e ha dovuto dire addio al suo obiettivo di guidare il Paese.
Pita Limjaroenrat, leader del partito Move Forward, aveva ottenuto la vittoria nelle elezioni generali dello scorso maggio, dopo anni di governo militare. Tuttavia, affinché diventi ufficiale il suo ruolo di primo ministro della Thailandia, il 44enne politico doveva affrontare il voto del Parlamento in seduta comune, come prevede la legge dello Stato. Sebbene goda di un grande consenso alla Camera, Pita Limjaroenrat o Pita - come popolazione, politici e media lo chiamano oramai - non gode del supporto del Senato, controllato dalla giunta militare che "di fatto" governa a Bangkok.
Si è aperto quindi un nuovo caso dove un partito ha vinto le elezioni ma non ha espresso un candidato "convincente". Per due volte: la prima votazione, lo scorso 13 luglio, sulla nomina di Pita come primo ministro della Thailandia, è fallita. La scorsa settimana infatti ha ottenuto solo 324 voti, 51 in meno rispetto ai 375 richiesti. Nella seconda votazione avvenuta il 19 luglio, è terminata con un nuovo respingimento: su 715 membri presenti al voto, 312 i favorevoli. 394 i contrari. La corte costituzionale deve ora decidere se debba essere squalificato dal parlamento per il possesso di azioni di una società di media defunta da tempo. Oltre al danno, la beffa: Pita infatti è stato inoltre temporaneamente sospeso come deputato dalla stessa corte costituzionale del paese dopo una denuncia presentata dalla commissione elettorale, che lo accusava di violare le leggi elettorali per presunta detenzione di azioni in una società di media.