Opposizioni unite e compatte sul salario minimo. Tutte tranne Italia Viva. Non riesce a fare a meno di notarlo, questo, Carlo Calenda che pur riconoscendo la federazione del suo partito con quello di Renzi non si tira indietro dal riservare loro, all’occorrenza, qualche stoccata. Lo fa oggi, il Senatore, in un‘intervista al Corriere della Sera in cui commenta così il non appoggio di Italia Viva alla proposta – che invece ha fatto convergere tutti gli altri partiti di opposizione – sul salario minimo:
Siamo due partiti separati, dice Calenda mettendo – forse – una pietra tombale sul progetto di creazione di un unico partito di centro riformista e repubblicano. Ma guai a pensare che, alla luce di come stiano andando le cose, Azione possa voltare le spalle ad Italia Viva per cercare alleanze con altri soggetti politici dell’opposizione:
Tornando nel merito del salario minimo, Carlo Calenda ne è un convinto sostenitore e nella sua intervista prova a spiegare il perché:
Calenda, poi, difende la bontà della proposta illustrandone la fattibilità e la sostenibilità in termini di coperture statali. Le sue parole:
Calenda, che cerca sempre di tenere aperto un canale di comunicazione con il governo, senza chiusure aprioristiche come quelle di altri partiti dell’opposizione, ha cercato di intavolare una discussione di merito con Giorgia Meloni. Ma dalla Presidente del Consiglio, fa sapere il leader di Azione, ancora nessuna risposta:
Nel frattempo, dialogo o no, la proposta delle opposizioni è ufficialmente naufragata. La maggioranza di centrodestra, infatti, ha presentato un emendamento soppressivo al testo sul salario minimo in Commissione Lavoro alla Camera.
Infine, Calenda ha risposto ad una provocazione lanciata nei giorni scorsi da Antonio Tajani. Il Ministri degli Esteri e Vicepremier – nonché neosegretario di Forza Italia – ha bocciato la proposta del salario minimo bollandola quale misura da Unione Sovietica. La controreplica del Senatore di Azione: