Nuovo capitolo nell’ambito della battaglia all’introduzione del salario minimo: la misura che vuole fissare un tetto di 9 euro l’ora sotto il quale, nell’ambito della contrattazione collettiva, non è possibile scendere. Per dare dignità ai lavoratori e alle lavoratrici del Paese. La proposta viene dalle opposizioni ad esclusione di Italia Viva e sbatte su un muro di gomma, tutto fatto di centrodestra, che non pare affatto d’accordo sul salario minimo così com’è stato concepito. Lo hanno detto a più riprese gli esponenti di governo, Giorgia Meloni compresa, e lo ha spiegato nel merito la Ministra del Lavoro, Elvira Calderone, dicendo che il salario minimo non si piò fare per legge. Ma nuovo capitolo, dicevamo. Ed è quello di Giorgia Meloni che per la prima volta concede un’apertura di merito:
Così ha detto la Presidente del Consiglio dei Ministri senza nascondere però alcuni dubbi di fondo come a voler dire che l’idea di partenza non cambia. Ma questo non la chiuderà a riccio e non le eviterà di sottoporsi al dialogo.
Il Partito Democratico non sembra lasciarsi ammorbidire dalla prima apertura fatta da Giorgia Meloni e in una nota di Cecilia Guerra – delegata al Lavoro della Segreteria dem – dice:
Stesso mood è quello del Movimento 5 Stelle. Queste le parole del Capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri:
Più incoraggianti le parole che vengono da Azione. Anche la Premier, d’altronde, ha menzionato il partito di Calenda quale modo garbato di fare opposizione. Maria Stella Gelmini, su La 7, commenta così:
Intanto, quella odierna sarà una giornata cruciale per quanto concerne il salario minimo. Nella Commissione Lavoro della Camera, infatti, si discuterà proprio di questa misura con il centrodestra che ha già presentato l’emendamento soppressivo volto ad affossare la proposta. Le opposizioni chiedono la rimozione dell’emendamento e di affrontare la discussione nel merito e, vista l’apertura della Premier, si aspettano che ciò avvenga.