Chi sono i mandanti della strage di Bologna? Chi i responsabili? Saranno anche altri a pagare, oltre a chi è già stato condannato? Sono solo alcuni degli interrogativi che ancora ruotano attorno a quello che, da tutti, è considerato ormai come l'attentato più grave che l'Italia abbia mai vissuto, secondo, in Europa, solo alla carneficina che nel 2004, alla stazione di Atocha, a Madrid, provocò la morte di 191 persone. I fatti risalgono al 2 agosto del 1980. In 85 persero la vita. I feriti, invece, furono oltre 200.
Il discorso sulle responsabilità non è mai stato facile. Da un lato ci sono gli esecutori materiali, coloro che presero parte alla strage, organizzando l'attentato terroristico e mettendolo in atto: i responsabili, finiti in gran parte in carcere. Dall'altro ci sono i mandanti o finanziatori, coloro che, per un motivo o per un altro, la strage l'avrebbero commissionata. Ma che, essendo morti, non possono essere processati.
Si tratta di uomini che erano "nel cuore delle istituzioni" e che puntavano a mentenere il potere in modo autoritario: Licio Gelli, fondatore della Loggia P2; il suo braccio destro, Umberto Ortolani; l'ex capo dell'ufficio "Affari riservati" del Ministero dell'Interno, Umberto D'Amico e il direttore della rivista "Il Borghese", Mario Tedeschi.
Tutti, nel 2020, sono stati riconosciuti come mandanti dell'attentato dalla Corte d'Assise di Bologna, che con la stessa sentenza ha anche condannato all'ergastolo (in primo grado) il cosiddetto "quinto uomo della strage", Paolo Bellini, ritenendo che abbia agito in concorso con i membri dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) precedentemente condannati. Secondo i giudici, i cinque,
agirono in cambio di un corrispettivo in denaro.
Francesca Mambro, Giusva Fioravanti, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini: sono loro i quattro condannati - oltre a Bellini - per aver preso parte all'orrore di quel 2 agosto. La prima e il secondo hanno ricevuto l'ergastolo, Ciavardini 30 anni: tutti e tre in via definitiva. Per Cavallini, invece, la sentenza di ergastolo (emessa nel 2020) è solo di primo grado (il processo d'Appello è il corso).
Furono loro, secondo gli inquirenti, a piazzare l'ordigno - composto da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 potenziata con 18 kg di gelatinato - nella valigia che, alle 10.25, esplose, facendo crollare l'ala Ovest dell'edificio e provocando la morte di 85 persone.
disse la madre di una di loro. Dal 1981 lei e gli altri familiari delle vittime si sono riuniti in un'associazione che si pone l'obiettivo di
Dal canto loro, i condannati si sono sempre dichiarati innocenti, negando fermamente la loro partecipazione alla strage. Chi è deceduto, invece, resterà impunito. Ciò non fermerà, tuttavia, la ricerca della verità.
avevano dichiarato i giudici, aprendo alla possibilità di nuovi sviluppi.
Leggi anche: Chi è Paolo Bellini, l’uomo arrestato dopo essere stato condannato all’ergastolo per la strage di Bologna