Prima pubblica sui social il motto fascista "boia chi molla", poi si rende conto dello scivolone e chiede scusa: è bufera intorno al nome di Thomas Ceccon, giovane talento del nuoto azzurro. Galeotta, per il primatista mondiale dei 100 dorso, una storia pubblicata su Instagram e rimasta online per diversi minuti.
Accortosi dell'errore, il 22enne ha subito rimosso il contenuto. Poi ha pubblicato un'altra storia contenente un breve messaggio per i suoi follower, in cui ha precisato il proprio punto di vista e si è scusato per l'accaduto.
Un dietrofront opportuno e necessario, che però non ha impedito al campione italiano di finire al centro dei dibattiti. Sul web compaiono pareri contrastanti. Tra chi sottolinea "la scarsa conoscenza della nostra storia" e chi pone l'accento sul "dramma" che i giovani non sappiano cosa l'espressione "boia chi molla" rappresenti.
Questo detto venne introdotto negli ambienti della destra politica e neofascista italiana durante il secondo dopoguerra, tanto da divenire un'insegna fascista a tutti gli effetti. Il significato letterale dell'espressione è: "chi abbandona (la lotta) è un assassino".
Un caso che ricorda un episodio analogo avvenuto ormai nel lontano 1999 al portierone Gianluigi Buffon. L'ex capitano della Nazionale, che ha appena annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, dovette pagare una multa da 5 milioni delle vecchie lire per aver mostrato lo stesso motto fascista su una sua maglia.
Allora poco più che 20enne, Buffon si era giustificato in maniera simile a Ceccon, spiegando di aver voluto soltanto incitare i compagni e di non essere a conoscenza della natura politica dello slogan. A fine anni Novanta non c'erano certo i social: chissà che polverone si sarebbe sollevato...