Mentre è ricoverato all'ospedale "San Salvatore" dell'Aquila per un intervento chirurgico dovuto a un'occlusione intestinale, di Matteo Messina Denaro stanno oggi circolando le parole. Si tratta dell'interrogatorio dello scorso mese di febbraio depositato oggi. E la carne al fuoco è davvero tanta.
A cominciare da quella premessa: "Non mi pentirò mai" ("Non mi farò mai pentito"). Alla quale aggiungere: "Non sono un mafioso". Però anche quella sfida aperta allo Stato nelle parole:
Aveva confermato che, in latitanza, a Campobello di Mazara (Trapani) era diventato Francesco, che giocava a poker e andava al ristorante. Un'esistenza come tante, insomma. Del resto, come recita quel proverbio ebraico ricordato proprio dal boss, "se vuoi nascondere un albero, piantalo in una foresta".
Nello stesso interrogatorio, aveva negato di aver compiuto stragi, omicidi, o che ovviamente ne fosse stato il mandante. Aveva negato anche uno dei reati più atroci che gli viene imputato: il terribile omicidio del quindicenne Giuseppe Di Matteo, il cui corpo fu poi sciolto nell'acido.
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