I due superstiti dell'incidente ferroviario di Brandizzo, ora iscritti nel registro degli indagati per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale, avrebbero potuto cambiare le sorti dei cinque operai travolti da un convoglio che viaggiava a 160 chilometri orari sui binari su cui loro stavano lavorando. Nei 26 minuti prima della strage avrebbero ricevuto, infatti, ben tre alert, tre telefonate in cui veniva ordinato loro di "non procedere con i lavori".
A parlarne è Repubblica, citando le registrazioni finite agli atti delle indagini che riguardano l'incidente mortale. Registrazioni che avrebbero catturato le conversazioni intercorse tra la dirigente movimento della stazione di Chivasso e Antonio Massa, l'uomo di Rfi incaricato di seguire i lavori della squadra di operai della Sigifer - coordinata dal capocantiere Andrea Girardin Gibin - impegnata nella manutenzione e sostituzione di alcuni binari a Brandizzo, vicino Torino.
Nella prima, avvenuta tra le 23.26 e le 23.29, Massa avrebbe chiesto alla tecnica di Chivasso (poi sentita come testimone, ma non indagata):
Lei avrebbe risposto:
Dai filmati delle telecamere di sorveglianza della stazione emerge che a quel punto gli operai, una volta ricevuto l'ok dei loro superiori (nonostante il divieto di procedere), avrebbero iniziato a spostare i loro attrezzi sui binari. Poi Massa avrebbe di nuovo chiesto informazioni. La tecnica, ribadendo quanto già detto nel corso della prima telefonata, gli avrebbe risposto:
Un messaggio totalmente ignorato dall'addetto Rfi. Nella terza telefonata, durata qualche secondo, sarebbe stato catturato, infatti, il momento della strage, avvenuta in diretta. E si sentirebbe Massa urlare, disperato:
Pochi attimi, in cui hanno perso la vita in cinque: Giuseppe Sorvillo, 43 anni; Michael Zanera, 34 anni; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni; Giuseppe Aversa, 49 anni e Kevin Laganà, il più giovane, di 22 anni.
L'addetto Rfi e il caposquadra si sono salvati per miracolo, finendo iscritti nel registro degli indagati del fascicolo per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale aperto dalla Procura di Ivrea per fare luce sull'accaduto: sono accusati di aver concesso il nulla osta per l'avvio del cantiere agli operai morti senza consenso.
ha dichiarato nelle scorse ore la procuratrice Gabriella Viglione. Sembra infatti che entrambi, fin dagli attimi immediatamente successivi all'incidente, siano in preda a un dolore inconsolabile. Sentito dagli inquirenti mentre era ancora ricoverato per accertamenti a Chivasso, Massa aveva detto loro:
Come? Non avrebbe rispettato le procedure di sicurezza previste in casi del genere. Mancherebbe all'appello, in particolare, il documento ufficiale di autorizzazione all'occupazione del binario, quello che in gergo viene chiamato "modulo M40". Nei prossimi giorni insieme al dipendente della Sigifer sopravvissuto all'incidente sarà interrogato dagli inquirenti e potrà raccontare la propria versione dei fatti.
La sua posizione, almeno per il momento, è la più delicata. Era lo "scorta ditta": per contratto avrebbe dovuto dare il via alle operazioni solo dopo aver verificato che i transiti ferroviari sulla linea interessata fossero terminati. Le indagini dovranno chiarire perché si sia mosso in anticipo.
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