Gli inni nazionali cantati a canone da un coro di voci bianche non ha convinto appieno spettatori, tifosi e volendo squadre che finora stanno godendo di una bella edizione della Rugby World Cup Francia 2023, il Mondiale ovale. Decisive per spingere gli organizzatori a un cambio di rotta sono state soprattutto le feroci polemiche che si sono scatenate nella terra della rivoluzione dopo l'esecuzione della "Marsigliese" di venerdì scorso, nel match inaugurale tra i beniamini di casa e gli All Blacks.
L'ex tennista Julien Benneteau, oggi capitano della squadra transalpina di Fed Cup, ha twittato uno scarno quanto furioso "La Marsigliese più marcia della storia" dopo aver ascoltato il caotico risultato dell'addizione del canto degli spettatori allo Stade de France, più quello dei giocatori, più la polifonica (e comunque ottima, va sempre ricordato) performance dei bimbi.
"L'Equipe" riferisce poi di altre lamentele. Tipo quella di Mauro Bergamasco che, da giocatore, con la maglia azzurra sulle spalle, ha ascoltato e gridato a squarciagola 106 volte "Fratelli d'Italia".
E ancora: l'ex nazionale inglese Andy Goode:
Cosa succederà allora da giovedì, alla ripresa del torneo? Che, anche per via delle condizioni dell'impianto audio in alcune strutture, la nuova versione a canone degli inni riveduta e corretta per mantenerne l'intensità rimarrà soltanto per le nove partite che avranno luogo tra Stade de France e Marsiglia. Nei sette impianti rimanenti, si tornerà alla versione classica.
Lo hanno deciso comitato organizzatore, federazione internazionale (World Rugby) e ministero dello Sport riuniti d'urgenza ieri. Le versioni "cantate" passeranno invece al vaglio delle singole federazioni coinvolte nella manifestazione. Tanto per comprendere quanto i francesi stiano (giustamente) tenendo in considerazione la cosa.
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