Sabato duro alla Rugby World Cup Francia 2023. Uno di quelli in cui i sogni si scontrano con la dura realtà e con numeri rotondi e robusti. Concretezza pura e semplice. Come quella a cui l'Irlanda ci ha abituato: muscoli e gambe e velocità e astuzia, gesti ripetuti fino a ossessionarti, fino a costringerti, stremato, alla inevitabile resa. Colpa di quella pressione costante e quasi irreale. Non a caso, i Verdi occupano attualmente il posto numero 1 del ranking mondiale.
Tornando al sabato duro di cui sopra, il Cile resiste solo un tempo prima che le Samoa chiudano l'incontro nella ripresa. Insieme all'arbitraggio, perché i due cartellini "giallorossi" per parte (ossia i gialli che poi il "TMO bunker" può trasformare in rossi) arrivano ad apparire eccessivi. Su quello di Enari sembra dubbioso persino lo stesso arbitro Paul Williams, parlando con i suoi assistenti e appunto con l'irremovibile TMO, Brett Cronan. Il Galles, invece, ottiene la meta del bonus di Faletau soltanto all'83' contro un bel Portogallo, che risente tuttavia della scarsa abitudine a questi livelli.
Ma tutto questo è solo la quiete prima della tempesta e la tempesta ha un nome soltanto: Irlanda. D'accordo che gli avversari incontrati finora dagli uomini di Andy Farrell non siano concreti ostacoli verso la finale, ma la modalità di costruzione degli 82 punti rifilati alla Romania (contro gli 8 subiti) in un caldo bestiale e dei 59 di ieri spiattellati a Tonga (contro 16) è semplicemente distruttiva.
Un occhio alle statistiche. L'Irlanda comanda la classifica dei punti segnati (141, seconda la Nuova Zelanda con 84), delle mete messe a segno (20, 13 gli All Blacks), delle trasformazioni (19, il che significa che gli irlandesi hanno fallito una sola conversione su 20 tentate; segue sempre la Nuova Zelanda con 8) e dei ricicli del pallone da placcaggio (32, secondo il Galles con 20).
Impressionanti le classifiche individuali, dove rugbisti irlandesi comandano le graduatorie di punti segnati (Sexton con 40; dietro di lui l'inglese Ford con 27), corse (Aki con 39; seguito dall'All Black Beauden Barrett con 26), trasformazioni (Sexton con 11; secondo il neozelandese McKenzie con 8) e penetrazioni oltre la linea difensiva (Aki, 7; il neozelandese Clarke 6).
Non vi sarà sfuggito un nome: quello di Bundee Aki, nome completo Fua Leiofi Aki, 33enne di origini neozelandesi di Auckland, che comanda anche la classifica delle mete. Sono finora 4. Secondo il "ragazzino" di 38 anni suo compagno di squadra, Sexton, con 3; terzo un altro suo compagno in verde, Beirne, sempre con 3. Sui propri canali social, gli organizzatori si chiedono se riuscirà a battere il record di marcature pesanti realizzate in una singola edizione della manifestazione: ossia le 8 raggiunte dagli All Blacks Julian Savea e Jonah Lomu rispettivamente nel 2015 e nel 1999 e dal sudafricano Bryan Habana nel 2007. Interrogativo interessante, considerando che la matematica - si sa - non è un'opinione. E nemmeno il rugby...
Questo il programma completo del secondo turno con la copertura tv:
Questi i risultati del primo turno:
E queste le classifiche:
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