È una cifra record quella richiesta dal fisco statunitense, l’Internal Revenue Service, a Microsoft. Per il periodo dal 2004 al 2013 il colosso fondato da Bill Gates dovrà pagare 29 miliardi di dollari. A questo si sommeranno interessi e sanzioni per il mancato pagamento quando dovuto. La società ha già fatto sapere di avere intenzione di fare ricorso.
Uno dei punti su cui verte il disaccordo è a proposito della pratica chiamata condivisione dei costi, messa in atto ormai dalla maggior parte delle multinazionali come Microsoft:
Una nota della società ha ribadito come l’azienda sia fortemente convinta di aver agito correttamente. Inoltre, precisano, le tassazioni sono state correttamente pagate a partire dal 2004 per oltre 67 miliardi di dollari. Il ricorso è già stato annunciato ma di certo il caso di Microsoft non rappresenta l’unico e il problema della tassazione alle big tech resta un tema di primo piano nei governi di quasi tutto il mondo.
Molto spesso, infatti, i giganti come Apple o Amazon sono in grado di fatturare cifre astronomiche e individuano il modo per indirizzare i profitti verso paesi con una tassazione inferiore. Le somme di cui si sta parlando contengono molti zeri al loro interno: 394 miliardi di dollari solo per l’azienda fondata da Steve Jobs e solo per quanto riguarda il 2022. Amazon raggiunge la cifra di 1,29 miliardi di dollari al giorno.
Non è però solo in merito alla tassazione che le grandi aziende come queste finiscono nel mirino dei governi. Nel 2021 l’Antitrust ha multato Amazon per abuso di posizione dominante. Nello stesso anno anche Apple e Google sono finite nel mirino dell’Antitrust, in quel caso per violazioni nel codice consumo procedendo nell’utilizzo illegale dei dati dei consumatori per uno scopo commerciale.