Volodymyr Zelensky celebra i 600 giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina: un periodo così lungo che è divenuto un forte simbolo della resistenza di Kiev all'invasore. E infatti il leader ucraino lo conferma: la libertà "si ottiene con la volontà di non arrendersi".
Nel ringraziare chi lo sta aiutando per permettere all'Ucraina di ritrovare la libertà, Zelensky chiude il suo messaggio con una promessa per quella che lui ha definito "l'ultima parte della guerra".
Rispetto a 600 giorni fa, quello russo-ucraino non è l'unico conflitto che monopolizza le pagine dei giornali. In merito alla situazione in Israele, il presidente ucraino avrebbe avanzato la richiesta di recarsi in visita in Medio Oriente in segno di solidarietà.
In tutta risposta, questa azione simbolica gli è stata sconsigliata, considerando il momento attuale "non quello giusto". A riportare la notizia i media in lingua ebraica.
Zelensky, in fin dei conti, ha sempre speso parole di vicinanza nei confronti di Israele dopo l'assalto di Hamas, sottolineando il diritto indiscutibile di difendersi dai terroristi palestinesi.
Un sostegno ricambiato con tepore da Israele, che ha ripetutamente espresso sostegno all'Ucraina dall'invasione russa, seppur astenendosi, a un certo punto, dall'offrire aiuti militari. Una posizione cauta legata soprattutto alla forte presenza militare di Mosca in Siria, con l'obiettivo di non arrivare allo scontro con la Russia.
A proposito del conflitto in Ucraina, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg annuncia su X di aver "parlato con il premier ungherese Viktor Orban della situazione in Ucraina e dell'importanza del nostro supporto".
Il diplomatico dell'Alleanza prosegue così nel suo lavoro a supporto dell'Ucraina, che nei giorni scorsi si è definita, attraverso le parole di Zelensky, una "naturale alleata" della Nato.