Un arresto durante il funerale di Armita Garavand, la 16enne morta in Iran dopo l'aggressione della polizia morale per non aver indossato il velo nella metropolitana di Teheran. Si tratta di un'avvocatessa di nome Nasrin Sotudeh, nota per la sua attività a difesa dei diritti umani.
A riportare la notizia è Fars News Agency, considerata un'agenzia di stampa "semi-ufficiale" del governo iraniano, in uno scarno comunicato.
Secondo alcune indiscrezioni, dunque, la 60enne legale è finita in manette per non aver coperto i capelli con l'hijab durante la cerimonia funebre.
Stando alla testimonianza dei gruppi per i diritti umani, sarebbero nati alcuni disordini dopo che alcuni dei partecipanti al funerale hanno intonato slogan contro le autorità. L'attivista sarebbe anche stata picchiata dalle forze di sicurezza.
Sotudeh, apertamente schierata contro il velo e la pena di morte in Iran, aveva descritto la vicenda di Garavand come "un altro omicidio di Stato". In passato ha trascorso lunghi periodi dietro le sbarre con l'accusa di "propaganda contro il regime". Alle autorità non era andata giù la sua condotta in difesa delle donne arrestate e l'opposizione alla Repubblica Islamica dell'Iran.
Al funerale sono finite in arresto anche altre persone, ma c'è riserbo sulle identità e sul numero di queste ultime.
Nel frattempo, nelle ultime ore ha avuto luogo la sepoltura di Armita Garavand nel cimitero Behesht Zahra di Teheran. Una procedura effettuata in un contesto di stretta sicurezza.
Le autorità, infatti, temevano disordini popolari e per questo hanno proibito alla famiglia di seppellire la 16enne nella città di Kermanshah, dalla quale la ragazza proviene.
Il decesso di Armita risale allo scorso sabato 28 ottobre. Dopo 28 giorni di coma, la presunta aggressione da parte degli agenti di Teheran le è stata fatale. Un fatto particolarmente oscuro: un video circolato sui social immortala un corpo privo di sensi, che sembrerebbe essere quello della giovane, mentre viene portato via da due agenti donne. A denunciare l'accaduto alcuni gruppi per i diritti umani.
Le autorità iraniane si sono difese parlando di un presunto calo di pressione che la ragazza avrebbe subito lo scorso 1° ottobre, giorno in cui è entrata in una carrozza della metropolitana. Un malore che le avrebbe provocato una brutta caduta a terra. Avrebbe avuto un arresto cardiaco, battuto la testa e riportato una carenza di ossigeno e un edema al cervello.
Una versione confermata dalla famiglia Garavand, anche se è facile ipotizzare che i parenti della giovane abbiano parlato sotto condizionamento del regime.
Un caso che presenta una serie di analogie con quello di Mahsa Amini, morta il 16 settembre 2022 dopo l'arresto per non aver indossato correttamente il velo. La sua vicenda aveva dato vita a vibranti proteste, con i manifestanti che per mesi hanno chiesto la fine della Repubblica islamica.
Per placare il malcontento popolare si era resa necessaria una forte repressione da parte del governo. 500 persone sono morte, almeno 22.000 sono finite agli arresti e sette manifestanti sono stati giustiziati, uno dei quali in pubblico.