Vladimir Putin verso la ricandidatura alle elezioni presidenziali di marzo 2024 in Russia. È l'indiscrezione proveniente da Reuters, che cita sei fonti a supporto della sua ipotesi.
Il capo del Cremlino si prepara così a mantenere la carica fino al 2030: una mossa studiata a tavolino, secondo i rumor, per guidare la Russia attraverso il periodo più pericoloso del mondo.
Al potere dal lontano 2000, Putin è il presidente più longevo della storia russa dai tempi di Stalin. Ha anche battuto i 18 anni di mandato di Leonid Brezhnev. 71 anni compiuti lo scorso 7 ottobre, secondo le fonti dell'agenzia di stampa britannica Putin si starebbe già preparando per la campagna e per una imminente rielezione.
Secondo i sondaggi d'opinione russi, Putin gode di un indice di gradimento stabile all'80%. Su di sé ha incentrato il sostegno dello Stato e dei media statali, senza che quasi nessun dissenso pubblico venga lasciato salire a galla.
Per questi motivi, in caso di - ormai quasi certa - rielezione, per lo zar la vittoria delle elezioni appare come una pura formalità. E a quel punto l'espansionismo russo potrebbe raggiungere livelli mai visti prima, come ipotizzato anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Tornando al sostegno dei media statali a Putin, la notizia del giorno rilanciata dal Moscow Times riguarda presunte pressioni nelle dimissioni di Sergey Mikhailov come direttore generale dell'agenzia Tass. Il giornalista sarebbe stato costretto a lasciare il proprio posto per colpa della vicenda dell'ammutinamento dei mercenari della Wagner.
Alle autorità di Mosca non sarebbe andata giù il risalto riservato dall'agenzia di stampa al caso di ammutinamento. Il Moscow Times, citando fonti interne alla Tass, alla Duma, nella presidenza e nel governo russi, spiega che "il Cremlino ha visto Mikhailov come il responsabile della copertura eccessivamente zelante, ricca di notizie e dettagliata" della rivolta dei mercenari.
La versione ufficiale sostiene tutt'altro: Mikhailov avrebbe rassegnato le dimissioni di propria spontanea volontà nel luglio scorso. Mikhailov è stato sostituito da Andrey Kondrashov, un vero e proprio fedelissimo di Putin. È stato capo dell'ufficio stampa della campagna elettorale del presidente nel 2018 e vice direttore generale della società televisiva pubblica Vgtrk.
Il Cremlino si è affrettato a negare quanto ipotizzato dal Moscow Times, attraverso la dichiarazione chiara e concisa del portavoce Dmitri Peskov.
Nello smentire il licenziamento di Mikhailov, Peskov non ha risposto a una domanda sul perché delle dimissioni. Ma un anonimo funzionario del governo russo, ripreso dalla testata della capitale, illustra la propria versione dei fatti.
Due conoscenti di Mikhailov hanno detto che l'allora direttore generale della Tass avrebbe lasciato Mosca durante la rivolta della Wagner, ma lui ha smentito questa accusa sempre al Moscow Times.
Mikhailov ha però glissato sulla domanda legata alle ragioni delle sue dimissioni.