Un coach di lunga gavetta, Gianlorenzo Blengini, per tutti ‘Chicco’, è cresciuto sotto la guida del mito di Julio Velasco. Ha lavorato al fianco di Berruto finchè, nel 2009, ha iniziato a camminare da solo partendo dal Santa Croce in A2 e conquistando la Coppa Italia di categoria. Da quel momento in poi, una lunga ascesa, fino alla panchina della Lube e della Nazionale italiana maschile. Tre campionati italiani all’attivo, una medaglia di bronzo e due d’argento ai Giochi Olimpici. Per commentare il momento della Lube, ma anche la presentazione di Velasco come CT della Nazionale femminile di volley, Blengini è intervenuto in esclusiva a Tag24.
L’uomo che ha reso grande la pallavolo italiana nel mondo ha deciso di accettare una nuova sfida e questa volta il maestro si misurerà con il volley femminile. Stiamo parlando chiaramente di Julio Velasco, presentato in conferenza stampa nel primo pomeriggio odierno. L’obiettivo dichiarato è uno: i Giochi olimpici di Parigi del 2024. Il talento di certo non manca, né sul maschile, né tanto meno sul femminile e l’Italia tornerà presto a farsi valere. Per commentare la decisione della Federazione, di affidare a Velasco il ruolo di CT della Nazionale femminile di volley, Blengini, ex Ct dell’Italvolley maschile e tecnico della Lube, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Partiamo dalla sua esperienza sulla panchina della Lube, quali difficoltà state incontrando?
Sono legate principalmente a una combinazione di fattori che valgono per tutti e non solo per noi. Stiamo cercando automatismi con una nuova squadra, nella fase iniziale della stagione e non è semplice. Servirà pratica, tempo ed allenamenti e fino a questo momento di tempo non ne abbiamo avuto molto. Dobbiamo pensare alle partite per dare continuità e migliorare sia dal punto di vista del gioco che dei risultati Contemporaneamente a tutto questo, c’è un processo che ha bisogno di lavoro. Dobbiamo poter commettere qualche errore in più, come ogni cosa che deve evolvere e tutto è complicato da un campionato sempre più equilibrato e competitivo. C’è il rischio del risultato in ogni partita. Non ci sono squadre facili da battere.
Balaso e Bottolo sono già Nazionali, ci sono altri ragazzi pronti per l’Italia?
Anzani è un giocatore importante, vice capitano della Nazionale campione del mondo che purtroppo ha avuto problemi di natura fisica e questa estate non ha potuto partecipare. E poi abbiamo tanti giocatori che già si sono ritagliati spazi importanti nei loro Paesi. Abbiamo De Cecco che è capitano dell’Argentina, medaglia di bronzo alle ultime Olimpiadi. Poi c’è Nikolov che pur essendo molto giovane è in pianta stabile nella Nazionale bulgara; abbiamo Yant tra i titolari di Cuba. Insomma sono tutti Nazionali e anche tra i più giovani ci sono buoni prospetti. Abbiamo alcuni ragazzi che sono riserve e che arrivano dal campionato di A2 per cui l’upgrade è già importante.
È la giornata di Velasco, cosa ti aspetti da un maestro come lui?
Credo che sia una bella sfida per lui. Non va di certo presentato, né spiegato. In tutto il suo essere, non solo pallavolistico, ha fatto conoscere ampiamente sé stesso e tutte le sue qualità. È un manager sia delle squadre che delle persone. Sono contento di vederlo emozionato e coinvolto, in una sfida che ha tanta voglia di vincere. Glielo leggo negli occhi e sono sicuro che la vincerà.
Oggi ha parlato del duo Antropova-Egonu, come risolverà questo dualismo? Potranno fare come in Turchia, dove giocano Vargas e Karakurt insieme?
Preferisco non entrare in aspetti tecnici. Non è il mio campo e non mi piace giudicare né prevedere cose che riguardano i miei colleghi. Sono regole non scritte, secondo me fondamentali da rispettare. Credo che quando una squadra in generale ha tante possibilità e tanto talento, la competizione non può che fare bene. Sono sicuro che Julio troverà la soluzione più efficace perché la squadra ottenga il massimo risultato.
Parigi 2024, come può imparare una Nazionale che ha tanto talento reggere la pressione?
Lui lo dice in maniera positiva. La pressione è un aspetto che ci riguarda quando facciamo qualcosa di importante. Quando si allena un club per vincere uno scudetto o una Champions League o una Nazionale che ha nelle corde la possibilità di fare una medaglia, c’è per forza pressione. Ma allo stesso tempo quando c’è pressione vuol dire che stai facendo qualcosa di importante, quindi ben venga. Se non hai un incarico che può ambire a determinati risultati, magari non ha pressione me è meno stimolante e divertente.
Velasco ha detto che non ha mai creduto al doppio incarico. È d’accordo sul fatto che in Italia non possa funzionare?
Non mi esprimo perché è un argomento che mi ha riguardato tanto. Il tema del doppio incarico nel maschile viene fuori quando io, per primo, ho allenato la Lube e in contemporanea la Nazionale. Era un’esigenza della Federazione e da lì si è aperto un fronte su questo tema. Inizialmente sembrava riguardare ingiustamente solo il tecnico della Nazionale maschile italiana, che in quel momento ero io e poi si è esteso a tutti i tecnici del settore. Nel femminile, da parte della Lega, ci sono idee diverse. Come tutte le cose, a seconda del punto di vista da cui qualcuno lo guarda, si potrebbe dire che è giusta l’una ma anche l’altra posizione.
Per quel che riguarda la nazionale maschile che si aspetta?
Un futuro come un presente roseo. Parliamo di una delle 2 o 3 squadre migliori al mondo in questo momento e sicuramente, attraverso il ranking, saremmo alle Olimpiadi. Abbiamo un’ambizione che non si può dire, ma ci auguriamo di raggiungere il traguardo.