Potrebbero esserci novità nel prelievo di contanti per il 2024? Forse non ci sono "sorprese" in arrivo o, al contrario, potrebbe esserci una nuova stretta fiscale. In poche parole, possiamo cogliere i timidi segnali che ruotano attorno al prelievo di contanti dal proprio conto corrente, segnali che non dovremmo sottovalutare, soprattutto se riguardano i controlli fiscali e i limiti delle operazioni in entrata e uscita. Vediamo insieme le novità previste per il prelievo di contanti nel 2024.
Nelle ultime settimane, abbiamo ricevuto molte domande riguardo alle novità previste nella legge di Bilancio del 2024 per i prelievi di contanti. Nonostante le regole introdotte per limitarne la circolazione, l'uso e lo scambio di denaro contante in Italia sono ancora molto diffusi, sia all'interno del Paese che in Europa.
Tuttavia, la diminuzione degli sportelli bancomat ha spinto il governo italiano a considerare l'introduzione di una norma che consentirebbe il prelievo tramite POS o in negozio, fino a un massimo di 250 euro al giorno. Questa novità è contemplata nell'articolo 85, anche se è difficile prevedere la sua tempestiva attuazione, poiché richiede modifiche dirette alle leggi contro il riciclaggio.
Dal 1° gennaio 2023, il limite sull'utilizzo del denaro contante è stato fissato a 5.000 euro. Per il prelievo di denaro dal proprio conto corrente, è necessario non superare l'importo di 10.000 euro, che può essere frazionato o totale.
Ciò implica che, nell'arco di un mese, il totale delle operazioni effettuate non deve superare i 10.000 euro, anche se eseguite in più tranche e quindi frazionate. Chi supera questa soglia rischia una segnalazione alla UIF.
Come detto sopra, l'uso anomalo di operazioni bancarie superiori a 10.000 euro in un mese porta l'istituto di credito a segnalare l'operazione alla UIF, in conformità alle regole stabilite dalla normativa Antiriciclaggio. Non è garantito che effettuando un prelievo di 10.010 euro si venga segnalati, ma è sicuramente preferibile rispettare le regole Antiriciclaggio.
Va notato che non esiste un limite specifico per il prelievo di denaro contante dal proprio conto corrente. Il correntista può ritirare le somme liquide disponibili entro il tetto fissato dalla banca.
Di solito, il prelievo massimo dal proprio conto corrente attraverso gli sportelli automatici non supera i 500 euro al giorno, con un totale mensile di 5.000 euro.
Tuttavia, è importante considerare che l'attuale normativa prevede limiti per i pagamenti in contanti e gli scambi commerciali, stabilendo che i pagamenti in contanti non possono superare il valore di 4.999 euro. Per evitare sanzioni per pagamenti che superano questa cifra, è necessario effettuare il pagamento tramite mezzi tracciabili.
Inoltre, in conformità alle disposizioni di legge della normativa Antiriciclaggio, le banche devono comunicare periodicamente all'Unità di Informazione Finanziaria (UIF) i movimenti di uscita (prelievi) che superano la soglia di 10.000 euro. Si tratta di un adempimento obbligatorio, e sarà compito della UIF valutare se esistono le condizioni per informare la Procura della Repubblica.
Nel merito, si riportano le disposizioni normative contenute nell’articolo 35 D.Lgs. 231/2007:
La situazione cambia completamente se le operazioni riguardano versamenti di denaro provenienti da carte, bonifici, assegni, e wallet digitali, ma non sono supportate da regole di attività lavorativa.
È importante ricordare che strumenti tracciabili per i movimenti di entrate e uscite sono utilizzati per contrastare l'economia sommersa, compresi fenomeni come l'evasione fiscale e le attività illecite.
I movimenti del conto corrente sono attentamente monitorati dall'Anagrafe dei conti correnti, un database alimentato dalle informazioni fornite dalle banche, che registra anche le transazioni di importo minimo. Questo spiega il motivo per cui anche un versamento di 100 euro può attirare l'attenzione del fisco.
Le disposizioni normative contenute nell'articolo 32 del Testo Unico sulle imposte sui redditi fanno riferimento ai movimenti di versamenti in banca o agli accrediti tramite bonifico, identificandoli come ricavi da correlare alla dichiarazione dei redditi.
In questo contesto, non rientrano i ricavi già tassati alla fonte, come le vincite da gioco, né quelli esenti da tasse, come i risarcimenti assicurativi. Tuttavia, è fondamentale poter dimostrare la provenienza del denaro.
Infatti, l'assenza di documentazione giustificativa porta il fisco a presumere che si tratti di proventi non dichiarati.
È importante sottolineare che l'onere della prova resta a carico del contribuente, il quale deve dimostrare con prove scritte e documentabili la provenienza del denaro oggetto di contestazione. In mancanza di prove, scattano le sanzioni previste dalla legge.