Aveva 74 anni, l'ex docente universitaria di origine milanese che ha deciso di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. La donna, di nome Margherita Botto, era gravemente malata.
A tormentarla un brutto tumore maligno, un adenocarcinoma al terzo stadio. L'anziana aveva espresso con consapevolezza il desiderio di porre fine alla sua vita dignitosamente. Voleva smettere di soffrire, dal punto di vista fisico ma soprattutto da quello psicologico.
E così ha chiesto e ottenuto l'aiuto dell'Associazione Luca Coscioni e del suo tesoriere Marco Cappato, da sempre portavoce di numerose battaglie sul tema della dignità del fine vita e dell'eutanasia.
La signora Margherita, professoressa universitaria di lingua e letteratura francese e traduttrice letteraria, aveva le idee molto chiare sul suo destino. In una lettera alla organizzazione svizzera dove ha potuto ottenere l'accesso alla morte volontaria parlava di "speranze molto ridotte o nulle" di arrivare alla guarigione e di poter ritornare ad una vita "non dico soddisfacente, ma almeno accettabile".
Dall'organizzazione del viaggio di sola andata fino all'accompagnamento dell'anziana, a pensare a tutto e a gestire i rapporti con la clinica svizzera sono state sostanzialmente tre persone.
In prima linea il fratello della signora Margherita, Paolo Botto, insieme a Cinzia Fornero. Quest'ultima, 52enne di professione guardaparco, è una volontaria dell'associazione Soccorso Civile, che fornisce assistenza diretta agli individui che decidono di porre fine alle proprie sofferenze all'estero.
Dell'associazione Soccorso Civile è presidente e responsabile legale Marco Cappato. I tre, assistiti dall'avvocata Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, si autodenunceranno a Milano. Oggi stesso, mercoledì 29 novembre, si recheranno presso i carabinieri della Compagnia Milano "Duomo Principale".
Nelle ultime settimane, lo stesso Cappato era finito ancora al centro delle cronache per il caso del suicidio assistito di Sibilla Barbieri. Ai microfoni di Tag24, l'ex eurodeputato radicale ha rivolto le sue accuse alla politica italiana: secondo lui la donna e la sua famiglia "hanno subito violenza di Stato".
Le richieste di suicidio assistito nel nostro Paese sono in aumento. Parola dello stesso Marco Cappato, che è tornato sull'argomento proprio all'uscita dalla caserma dei carabinieri della Compagnia Duomo. Qui il segretario dell'Associazione Luca Coscioni si è recato in mattinata per autodenunciarsi dopo l'ultima vicenda della professoressa di francese.
Le richieste, spiega il radicale, ad oggi sono "oltre cinque al giorno". Non tutti coloro i quali richiedono questa procedura ne "avrebbero requisiti", ha aggiunto.