Ci sono storie che vengono dimenticate e storie che invece si imprimono nell’immaginario collettivo in modo indelebile, come quella di Elisa Claps, la giovane potentina trovata morta 17 anni dopo la sua scomparsa a due passi da casa, nell’ultimo posto in cui era stata vista insieme a quello che si sarebbe rivelato essere il suo assassino: Danilo Restivo. Una storia fatta di congetture e false verità, iniziata una mattina del 1993 e per certi versi mai conclusasi.
È il 12 settembre del 1993. Elisa Claps esce di casa, al civico 69 di via Mazzini, a Potenza, e scompare nel nulla. Al fratello Gildo aveva detto che avrebbe incontrato un’amica e che insieme sarebbero andate in chiesa per assistere a una funzione. Alle 13 sarebbe rientrata così avrebbero raggiunto la famiglia nella loro casa di campagna, a Tito.
In realtà quella mattina aveva appuntamento con un amico, un ragazzo di 21 anni che si era invaghito di lei e che da un po’, senza risultati, le faceva la corte: Danilo Restivo. Era stato lui a chiederle di incontrarsi: le aveva detto che avrebbe dovuto consegnarle un regalo per la promozione agli esami di riparazione. Ad Elisa Danilo non piaceva, ma aveva comunque deciso di acconsentire.
Dopo la denuncia di scomparsa presentata dai familiari della giovane, i sospetti degli inquirenti si concentrano proprio sul ventunenne, che il 12 settembre si era recato al Pronto Soccorso della città con i vestiti insanguinati, lamentando il fatto di essere caduto nei pressi di un cantiere e di essersi ferito ad una mano.
Il ragazzo è l’ultimo ad aver visto Elisa. È lui stesso ad ammetterlo, raccontando di averci parlato per qualche minuto per chiederle un consiglio d’amore. Poi, stando alle sue parole, la giovane si era allontanata, mentre lui era rimasto in chiesa a pregare.
Non è tutto. Facendo delle ricerche sui suoi trascorsi, si scopre anche che ha delle manie: che di notte, non di rado, telefona alle ragazze della zona per spaventarle e che poi sui bus cittadini taglia loro ciocche di capelli che conserva in casa come trofei.
Il timore è che possa aver fatto del male alla sedicenne, ma contro di lui non ci sono indizi. Per la famiglia Claps inizia così un calvario che durerà ben 17 anni.
Il 17 marzo del 2010, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione, il corpo di Elisa Claps viene trovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, l’ultimo posto in cui la ragazza era stata vista, insieme a Danilo Restivo.
Accanto ci sono degli oggetti che ne permettono il riconoscimento: un orologio, un paio di occhiali e di orecchini, dei sandali. Ma ci sono anche delle ciocche di capelli, la firma di quello che si scoprirà essere il suo assassino.
Per la famiglia della giovane vittima si tratta di una scoperta scioccante: negli anni avevano chiesto ripetutamente di poter entrare nella chiesa – da poco riaperta al culto –, di poter ripercorrere i passi che Elisa aveva percorso, ma gli era sempre stato negato.
La loro tesi è che lo storico parroco del luogo sacro, don Mimì Sabia, abbia deliberatamente coperto la verità sul caso, proteggendo Restivo, che conosceva bene, anche se avrebbe sempre negato di aver avuto qualsiasi contatto con lui. Pensano anche che il rinvenimento del corpo di Elisa sia avvenuto ben prima della data ufficiale.
Forse per mano di don Wagno, il giovane parroco che, dopo la morte di don Mimì, lo aveva sostituito e che agli inquirenti aveva detto, in effetti, di aver saputo del corpo e di aver provato invano ad informarne l’arcivescovo di Potenza.
Gli accertamenti condotti sulla salma e sul luogo del ritrovamento permettono agli inquirenti di accertare che Elisa nel sottotetto è entrata viva. Poi sarebbe stata colpita con delle forbici di medie dimensioni e una lama tagliente, anche quando ormai era già morta.
Sui suoi vestiti saranno riscontrate tracce di sangue e di saliva appartenenti a Restivo. A quel punto l’uomo, che da tempo si era trasferito in Inghilterra, era già stato arrestato per un secondo omicidio, quello della vicina di casa Heather Barnett, consumatosi a Charminster il 12 novembre del 2002.
La donna aveva 48 anni e lavorava come sarta. Era stata trovata morta nel bagno della sua abitazione dai figli adolescenti, con la gola tagliata e i seni mutilati. Tra le mani stringeva delle ciocche di capelli. I sospetti si erano concentrati su Restivo per questo e altri motivi.
Sembra che pochi giorni prima dell’omicidio avesse fatto visita alla donna per commissionarle delle tende. Poco dopo la Barnett aveva denunciato di aver perso le chiavi di casa, avanzando il sospetto che le avesse prese lui.
Poi Restivo era stato anche colto in flagrante mentre pedinava delle donne in un parco. Quando in Italia era stato portato alla luce il corpo di Elisa, anche in Inghilterra era diventato tutto, improvvisamente, chiaro. All’estero l’uomo è stato condannato a 40 anni di carcere. È detenuto nel penitenziario di Winchester dal 2011. Quando uscirà, se uscirà, dovrà scontare una pena di 30 anni anche nel nostro Paese.
Se fosse stato fermato subito, non avrebbe avuto modo di commettere il suo secondo omicidio. Per tanto tempo invece è stato ritenuto troppo ingenuo. Secondo alcuni era solo molto bravo a recitare. Talmente bravo che, nonostante si sia dichiarato innocente, potrebbe anche aver mietuto altre vittime.
Ne sono convinti i familiari di Omar Benguit, condannato all’ergastolo per l’omicidio della studentessa coreana Jong Ok Shin, avvenuto il 12 luglio del 2002, pochi mesi prima di quello di Heather Barnett, sempre in Inghilterra e misteriosamente sempre il giorno 12 del mese, come per Elisa Claps.
L’uomo si è sempre professato innocente e da tempo punta il dito contro Restivo, sostenendo che sia lui il vero assassino della giovane, accanto al cui corpo furono trovate – come nel caso delle precedenti vittime – delle ciocche di capelli. Di certezze non ce ne sono, ma almeno di sospetti sì: dietro la maschera indossata per anni da Restivo potrebbe celarsi davvero il volto di un serial killer.
Ne ha parlato in modo approfondito nell’ultima puntata di Crimini e Criminologia andata in onda su Cusano Italia Tv il sociologo della comunicazione e criminologo all’Università Niccolò Cusano Marino D’Amore. Clicca qui per ascoltare le sue parole: Caso Elisa Claps: Danilo Restivo uccise un'altra studentessa?