Era il 2003 quando su MTV esordì Zeta Reticoli, uno dei brani più struggenti e significativi nella storia dei Meganoidi. Il brano, insieme all'album Outside the Loop, Stupendo Sensation, segnò un cambiamento radicale nella storia del gruppo genovese: la band passò dallo ska-punk che li aveva resi celebri a sonorità più vicine all'alternative rock italiano ed internazionale.
Per festeggiare i 20 anni dall'uscita di Zeta Reticoli, Tag24 ha intervistato Luca Guercio: compositore, autore, tromba, chitarra e corista dei Meganoidi e Lorenzo Vignolo, regista del videoclip ufficiale.
D. Come è nata Zeta Reticoli?
R. Il brano è stato scritto da me e Mattia Cominotto, ex chitarrista dei Meganoidi. Il primo arrangiamento della canzone era molto differente dal risultato finale, più punk. È figlia di un periodo storico particolare, colmo di mutamenti, a cavallo tra l'11 settembre e il G8. Questi eventi hanno influenzato radicalmente il testo e la musica di Zeta Reticoli e ci siamo resi conto di avere tra le mani il singolo cardine dell'intero album, intitolato Outside the Loop Stupendo Sensation. Abbiamo inoltre collaborato nella compilation per il compianto Carlo Giuliani. Il periodo del G8 eravamo in tour, esattamente a Lignano Sabbiadoro. Da genovesi lo abbiamo vissuto dall'esterno, abbiamo visto la nostra città dalla TV, la sofferenza e la preoccupazione per i nostri amici e parenti, è un momento che resterà per sempre ben impresso nella nostra mente.
D. Si può definire un crocevia Zeta Reticoli per il conseguente cambio di genere?
R. Outside the Loop come disco e Zeta Reticoli ci ha dato l'opportunità di non focalizzarci in un genere e di sperimentare a pieno la nostra volontà compositiva. Il nostro è un artigianato discografico, siamo indipendenti, autoprodotti e determinati dal punto di vista artistico. Lo abbiamo affrontato nel modo più puro possibile e forse ebbe tutto inizio lì.
D. Qual è il significato del brano? Sul web molti utenti la definiscono una canzone d'amore...
R. Ognuno di noi cerca di trovare la propria visione. In realtà Alessandro Bianchi, il protagonista del videoclip, va alla ricerca di qualcuno, ma alla fine trova sé stesso. E ti svelo in esclusiva un dettaglio: se si osserva bene la tomba nel video musicale, si scopre che sulla fotoceramica funeraria c'è proprio Alessandro. Zeta Reticoli è un brano sul sentirsi alieni, non è semplice vivere in questo mondo. Si parla costantemente di violenza, di guerra e i giovani di oggi attraversano le stesse problematiche di quelli di ieri, a volte possono sentirsi soli e persi. Ma i motivi per star bene e sentirsi vivi nonostante tutto sono tanti tra cui: il conoscere gli altri, comunicare con le persone e il senso di aggregazione.
D. Quali sono gli artisti che hanno ispirato il vostro cambiamento musicale e artistico?
R. Noi Meganoidi siamo sempre stati dei grandi divoratori di musica, andiamo a ricercare il futuro nel passato. A me piace pensare che tutto sia ciclico, amo: Bowie, Elton John, Porcupine Tree, Steven Wilson, i King Crimson, Jeff Beck, Luigi Tenco. La musica è una fotografia, immortala periodi che spesso ritornano. Per noi, fare questi salti nella musica è estremamente interessante. Ho sempre detto in modo scherzoso con Davide Di Muzio, il nostro cantante, che facciamo cantautorato spinto. Noi siamo genovesi della scuola di Lauzi, De André, Fossati. Siamo legati all'importanza della scrittura, le parole sono importanti, e noi ci teniamo particolarmente a quello che vogliamo dire ed esprimere. Fare musica è il nostro modo di vedere e raccontare il mondo. L'arte compositiva e musicale è come una sorta di organismo umano: un uomo si alza la mattina, può essere disperato o essere felice, piangere per una cosa bella e ridere anche di una cosa brutta, in modo grottesco. È la complessità della mente umana che ci piace mettere in musica.
D. Quali dischi consiglierebbero i Meganoidi
R. Colors di Beck del 2017, disco straordinario, l'ultimo della bassista di Jeff Beck, Tina Wilkenfeld. The Final Cut dei Pink Floyd, album sottovalutatissimo e Closer/Continuation dei Porcupine Tree e tutti i lavori di Peter Gabriel.
D. Secondo Manuel Agnelli, tra 10 anni ci sarà un ritorno del rock e dell'alternative in Italia. Secondo te ha ragione?
R. Sono un inguaribile ottimista e condivido il pensiero di Manuel. Ho già visto i primi germogli crescere. Molti giovani ascoltano Sfera Ebbasta e contemporaneamente vengono ai nostri concerti. Spesso vedo gli anche gli insospettabili, quelli che non sarebbero mai venuti ad un concerto rock anni fa. Tanti ragazzini mi dicono di aver iniziato a studiare uno strumento musicale: chi la chitarra, altri il basso o la batteria. L'espressione artistica sta andando nella direzione del rock, un genere esaurisce la sua forza per un po' di tempo e poi ritorna. La cosa che mi preoccupa di più al momento non è il genere musicale, ma i contenuti. Oggi ci sono 18enni straordinari, attenti e sensibili, ma un tempo, quando ero piccolo io, il menefreghista era la minoranza che non s'interessava alle cose. Adesso l'intelligente è lo sfigato.
D. Il vostro cambio di genere avvenuto con Granvanoeli ha diviso un po' i fan? Come avete vissuto questa dissonanza cognitiva prima che i fan vi dessero ragione?
R. L'abbiamo vissuta semplicemente facendo quello che facciamo da 25 anni: parlare con le persone e confrontarci. Il nostro è un percorso discografico modo onesto e autoprodotto, stavamo e stiamo crescendo, ancora oggi. Molti ascoltatori adesso ci dicono: abbiamo capito. È il nostro modo di fare musica, la nostra storia.
D. Quali sono i brani a cui sono più legati i fan?
R. Sicuramente Zeta Reticoli e For Those Who Like Awake sono brani molti amati dai nostri ascoltatori. Delle recenti però - ed è una bella casualità - le più amate sono Mia e Gocce, la prima dedicata alla figlia di Davide, il cantante e la seconda per la mia bambina. Con queste canzoni abbiamo dato il via ad una fase più romantica dei Meganoidi, ci fa quasi sorridere che prima tutti ci volevano ska-punk e adesso si sono affezionati dedicati ad una nuova vita. Senza volerlo hanno capito ancora di più il nostro nuovo sentiero.
D. Avete previsto una riedizione di Zeta Reticoli o dei vostri precedenti brani in un'altra forma?
R. Ci stiamo pensando proprio in questo periodo. Il 22 dicembre saremo a Torino per festeggiare il ventennale della canzone, con un concerto dal vivo. Il 29 suoneremo ad Imola e a breve annunceremo le nuove date, tra cui Roma, con un set acustico e nell'estivo 2024 con un live elettrico. Vorremmo far uscire l'anno prossimo un disco con canzoni nuove e brani vecchi suonati in chiave unplugged. Una situazione più intima, magari accompagnati da una piccola back orchestra con degli archi, chitarra e tromba sordinata, rispettando i colori e l'anima dei brani.
D. A distanza di 20 anni, quale ricordi porta con sé dalla regia di Zeta Reticoli?
R. Volevamo girare in Spagna, poi abbiamo trovato la location ideale nelle zone di Piscinas e San Salvatore in Sinis in Sardegna. Ricordo che continuavo a motivarmi per realizzare qualcosa di speciale, ma il primo giorno di ripresa pioveva moltissimo. Ho costretto tutti band e troupe a girare sotto la pioggia e poi ho voluto rischiare cercando di sporcare le immagini del playback infilando la luce bianca di una torcia dentro il tubo del teleobiettivo, ben sapendo che il risultato l'avrei visto solo in laboratorio. Il secondo giorno abbiamo girato le parti narrative in sequenza, il cielo era limpido. Il direttore della fotografia Paolo Bellan, mi ricordava proprio in questi giorni, in una pausa della serie che stiamo girando insieme, il momento in cui fu ricoperto di fango in uno dei tanti take dei passaggi auto. Improvisamente sono arrivate delle nuvole bianche e poi nere perfette. Tutto ripreso. Avevamo costruito il cimitero fatto di lapidi in una casa diroccata; la proprietaria ci voleva picchiare e siamo scappati. Ricordo che il management voleva farmi rimontare il video perché non sembrava avere il gradimento dei precedenti, ci litigai al telefono, fortunatamente le rotazioni aumentarono fino a diventare il video italiano più trasmesso su MTV nel 2004. Grazie infinite ai Meganoidi per tutti i 5 video girati insieme e al mio produttore e amico Matteo Zingirian, che ha reso possibile ognuna di queste esperienze.