Chi è Marco Vizzardelli, l’uomo che, durante la Prima della Scala a Milano, l’8 dicembre 2023, ha gridato Viva l’Italia antifascista. Lo ha fatto pochi minuti prima dell’inizio del Don Carlo di Verdi, appena terminato l’inno di Mameli. Egli è stato fermato da quattro agenti della Digos e subito identificato.
Il nome di Marco Vizzardelli oggi è noto alla cronaca in quanto, durante la Prima della Scala 2023 a Milano, ha urlato Viva l’Italia antifascista. Come da tradizione, prima dell’inizio della rappresentazione teatrale – in questo caso è andato in scena Don Carlo di Giuseppe Verdi diretto da Riccardo Chailly – i presenti hanno cantato l’inno di Mameli.
Non appena è concluso, dal loggione si è sentita una voce, che ha attirato l’attenzione di molti. Era quella di un uomo la cui identità e rimasta sconosciuta fino a metà del primo atto. A commentare l’accaduto sono stati in tanti, tra cui il vicepremier, ministro della Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini.
Egli ha criticato l’uomo e ha affermato che se una persone si reca nel prestigioso teatro meneghino per fischiare, allora ha un problema. Salvini ha poi aggiunto che si va a teatro per ascoltare, non per urlare.
Gli agenti della Digos lì presenti hanno identificato il responsabile del gesto dopo l’inizio dello spettacolo. Sono riusciti a rintracciare il loggione dal quale era partito il grido, poi si sono avvicinati all’uomo. Come raccontato dal diretto interessato, prima a lui si è affiancato un individuo in borghese, facendogli il gesto di stare tranquillo.
Marco Vizzardelli è stato raggiunto da altri tre uomini. Il 65enne è stato fermato ed identificato. Gli agenti però non gli hanno contestato alcuna ipotesi di reato. Ai microfoni dell’Ansa, egli ha poi riferito che lui stesso, insieme ai quattro avrebbe buttato tutto sul ridere. Ecco le sue dichiarazioni in merito:
Marco Vizzardelli, come abbiamo detto, ha 65 anni. È un giornalista ed è esperto del mondo dell’ippica. È anche un grande appassionato di teatro ed è particolarmente legato al famoso Teatro alla Scala di Milano. Gli piace molto trascorre il suo tempo ad ascoltare musica raffinata e di un certo livello.
Quando è stato fermato, egli ha subito risposto di non aver fatto niente di male, soprattutto considerato il fatto che noi viviamo in Italia, un Paese democratico. Le sue parole però non sono bastate. Gli agenti della Digos sono stati costretti a procedere con la sua identificazione.
Nello specifico, hanno fotografato la sua carte d’identità per avere una copia. Hanno svolto il loro lavoro. Non hanno però contestato alcun reato al giornalista. Intanto, il giorno dopo, dalla Questura hanno fatto sapere che l’iniziativa non è stata determinata dal contenuto della frase urlata dal 65enne.
Si è trattato di un controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione teatrale durante l’importante evento. Insomma, l’azione degli agenti conseguente al gesto del giornalista durante la Prima della Scala 2023 è stata legata a meri motivi di ordine pubblico, ma niente di grave.
Marco Vizzardelli comunque ha definito un po’ inquietante il fatto di essere stato identificato. Inoltre, sempre ai microfoni di Ansa, ha detto di non essere un pericoloso comunista, ma al massimo un liberale di sinistra.
La vicenda ha scatenato anche molti commenti sui social e sul web. Gli utenti si sono divisi in due. C’è chi si è schierato con il giornalista, chi invece lo ha criticato per aver urlato in un contesto del genere.