Vittorio Sgarbi ha tenuto una lezione a Più libri più liberi intitolata 'Michelangelo. Rumore e paura', nella quale ha parlato dell'omicidio di Giulia Cecchettin. Riferendosi al suo carnefice, Filippo Turetta, il sottosegretario ha attaccato il progetto 'Educare alle relazioni' del ministro Valditara, ritenendo che non sia la strada giusta per arginare una simile violenza.
Doveva essere una lezione dedicata a Michelangelo ma, per qualche minuto, si è trasformata in un'analisi del ruolo che arte e cultura hanno - o dovrebbero avere - per il benessere della società.
Vittorio Sgarbi a 'Più libri più liberi', la fiera della piccola e media editoria di Roma, ha preso spunto per la sua riflessione dalla tragica vicenda di Giulia Cecchettin, brutalmente assassinata dal suo ex ragazzo, Filippo Turetta, la sera dell'11 novembre scorso.
Chiedendosi cosa possa arginare una simile violenza, Sgarbi ha spiegato come solo l'arte e la cultura possano riuscire in una simile impresa.
L'analisi di Sgarbi può apparire semplicistica e riduttiva, ma non lo è. Basti pensare a quanta cultura era presente - dalla poesia di Khalil Gibran, Il vero amore, alla citazione di una famosa canzone di Fabrizio De André - nel meraviglioso discorso del padre della Cecchettin, durante il funerale della figlia.
Per dirla in altri termini: chi ascolta, guarda, legge cultura, più difficilmente penserà ad atti di simile barbarie. Difficile dar torto a Sgarbi su questo punto.
Il ragionamento del sottosegretario diventa più discutibile quando parla di Filippo Turetta.
La retorica del 'troppo amore' che uccide se stesso è pericolosa. Sottintende, infatti, un sentimento di compatimento verso l'omicida, che finisce quasi col metterlo sullo stesso piano della sua vittima, e questo è francamente inaccettabile.
Di fronte alla violenza del ragazzo, a nulla servono i corsi per 'Educare alle relazioni', progetto fortemente voluto dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, attaccato frontalmente da Sgarbi.
La verità, forse, sta nel mezzo.
Che l'Italia abbia un ritardo enorme, rispetto ad altre realtà internazionali, su questioni quali affettività e sessualità, è fuor di dubbio. Ma lo stesso vale per l'impegno nella creazione di una passione reale per arte e cultura. Due cose che, probabilmente, dovrebbero procedere fianco a fianco perché, come puntualizza la riflessione di Sgarbi, senza difesa appassionata della cultura, non può esserci civiltà.