13 Dec, 2023 - 08:38

La strage di Liegi, 12 anni fa: chi era Nordine Amrani

La strage di Liegi, 12 anni fa: chi era Nordine Amrani

La città di Liegi, in Belgio, è stata scossa da un tragico evento il 13 dicembre 2011. Un attacco, perpetrato da un uomo armato di fucile e granate, ha lasciato una scia di morte e devastazione. Questo incidente ha causato la morte di sei persone, tra cui tre giovani di 15, 16 e 20 anni, una donna di 75 anni e un bambino di soli 2 anni, oltre a ferire almeno 120 persone. Ripercorriamo cosa successe quell’infausto giorno, l’evento che passò alle cronache come la strage di Liegi e che, nonostante non fu considerato un attentato terroristico, fu a suo modo un preludio di quello che avvenne 5 anni più tardi, anche in Francia.

La strage di Liegi: il profilo dell’attentatore, Nordine Amrani

L'autore dell'attacco, Nordine Amrani, all'età di 33 anni (29 secondo alcune fonti), era in libertà condizionale da un anno. Aveva un passato criminale che includeva condanne per detenzione di armi e droga, stupro e abusi sessuali. Quella mattina fatale, Amrani era stato convocato per un interrogatorio dalla polizia, ma invece scelse un percorso violento e distruttivo.

Il 13 dicembre 2011, Amrani, dopo aver evitato un controllo di polizia programmato, iniziò il suo assalto nel cuore di Liegi, a Place Saint-Lambert, cuore nevralgico della Cité Ardente. La sua prima vittima, una donna di 45 anni, è stata trovata nel garage di Amrani. Proseguendo verso la piazza succitata, Amrani utilizzò granate e un fucile d'assalto FN FAL per colpire le persone presenti, tra cui frequentatori del mercatino di Natale.

Testimonianze e ricostruzioni dei media hanno dettagliato che Amrani utilizzò esplosivi di tipo thunderflash e un'arma kalashnikov. L'attacco causò danni non solo alle persone ma anche ai palazzi circostanti.

La strage di Liegi, il 13 dicembre 2011: il bilancio dell’attacco

L'attacco lasciò un bilancio tragico di sei morti e 125 feriti, prima di togliersi la vita. La città fu avvolta dal panico, con scene di caos e dolore che hanno sostituito la tranquillità abituale.

Dopo l'attacco, la polizia evacuò la zona e chiuse i negozi nelle vicinanze per garantire la sicurezza. La scoperta di altri oggetti e borse sospette portò all'intervento di sminatori, aumentando l'ansia e la tensione nella città già profondamente colpita.

Il contesto giudiziario e la reazione delle autorità

Nordine Amrani, precedentemente condannato per vari reati, inclusa la detenzione di armi pericolose e la coltivazione di cannabis, era un individuo già noto alle autorità. La sua scarcerazione nel 2010 e la successiva libertà condizionale hanno posto interrogativi sul sistema di giustizia e sulla supervisione degli individui a rischio.

Inoltre, l'incidente ha sollevato serie preoccupazioni sulla quantità di armi accumulata da Amrani nonostante i suoi precedenti penali. Ciò ha alimentato non poche discussioni e polemiche sui media riguardo alla regolamentazione e al controllo delle armi in Belgio.

La reazione della comunità di Liegi

La tragedia di Liegi ha lasciato un'impronta indelebile nella comunità. Nonostante non fosse classificato come un attacco terroristico, la natura e la brutalità dell'atto hanno provocato un profondo senso di perdita e dolore.

Dopo l'attacco, il primo ministro belga Elio Di Rupo, il re Alberto II e la regina Paola hanno visitato Liegi, mostrando il loro sostegno alla città sconvolta. Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e Jose Manuel Durao Barroso, presidente della Commissione europea, non mancarono di esprimere il loro sconcerto e le loro condoglianze, riflettendo lo shock e il dolore condiviso a livello internazionale.

Il sindaco di Liegi, visibilmente scosso dalla tragedia, descrisse l'evento come un "atto isolato che ha seminato la desolazione nel cuore della nostra città". L'enfasi fu posta sulla necessità di ripristinare l'ordine e permettere alla città di tornare alla normalità. Riflessioni e considerazioni che qualche anno più tardi divennero di atroce attualità contro la minaccia terroristica.

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Daniele Sforza
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