13 Dec, 2023 - 12:32

Chi è Alex Pompa: età, laurea e storia del ragazzo che uccise il padre per salvare la madre

Chi è Alex Pompa: età, laurea e storia del ragazzo che uccise il padre per salvare la madre

Chi è Alex Pompa, oggi Alex Cotoia, il giovane ragazzo che il 30 aprile del 2020 a Collegno, in provincia di Torino, ha ucciso a coltellate il padre violento per difendere la madre dall'ennesima aggressione. La sua è una storia davvero particolare che, in questi anni, ha scosso molto l'opinione pubblica. I giudici per lui oggi hanno stabilito una condanna a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione.

Chi è Alex Pompa?

Il nome di Alex Pompa oggi è noto in Italia per questo terribile fatto di cronaca nera che lo ha visto protagonista. Alex ha 21 anni ed un ragazzo che ha sempre vissuto nella provincia torinese. A novembre 2023 egli dovrebbe essersi laureato in Scienze della comunicazione.

Il giovane nel 2020 si è reso autore di un omicidio, quello del padre Giuseppe. Un uomo che, secondo le testimonianze, era molto aggressivo e violento, in particolar modo con la moglie, nonché madre di Alex e del fratello Loris (i quali si sono sempre schierati dalla parte del ragazzo).

Cos’è successo

Era il 30 aprile 2020 quando Alex Pompa, oggi Alex Cotoia (dal momento che ha preso il cognome della madre), chiamò i carabinieri ed disse di aver ucciso suo padre di 52 anni. Lo fece con diverse coltellate cercando di proteggere la mamma e se stesso.

Alex non ha mai negato quello che è accaduto. Ha spiegato, in Aula di tribunale, di averlo fatto per istinto di sopravvivenza. In primo grado egli era stato assolto per legittima difesa ma, in un secondo momento, il pm Alessandro Aghemo aveva chiesto alla Corte d'Assise d'appello una pena per omicidio di 14 anni.

Lunedì 13 dicembre 2023 il ragazzo è stato condannato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione. Per capire che cosa c'è dietro e il movente dell'omicidio di Giuseppe Pompa bisogna prima sapere la storia di questa famiglia e di questo ragazzo.

La storia di Alex

Secondo quanto raccontato da giovane, egli ha sempre vissuto con un padre aggressivo. La madre invece, Maria, era succube delle prevaricazioni del marito, geloso e possessivo. Stando alle ricostruzioni di quanto avvenuto quel tragico giorno di aprile del 2020, pare che l'uomo abbia seguito la donna al supermercato dove lavorava e l'abbia vista mentre prestava il servizio di casse.

Un collega si sarebbe avvicinato a lei, mettendole una mano sulla spalla. Lei avrebbe risposto con un semplice sorriso. Una volta rientrata dal lavoro l'uomo si sarebbe infuriato con Maria, aggredendola e sbraitando contro di lei. In Tribunale la signora raccontò che ormai da tempo tutta la famiglia viveva in un clima di violenza.

Alex e fratello maggiore Loris addirittura avevano registrato le sfuriate del padre in caso fosse successo qualcosa di grave. Quella sera poi, dopo cena, Giuseppe avrebbe iniziato ad urlare contro la moglie, la quale si sarebbe chiusa in bagno per paura.

Alex ha raccontato ai giudici che il padre era indemoniato e continuava a dire vi ammazzo, vi faccio a pezzettini. A questo punto il ragazzo, vedendo l'uomo che, a suo dire, si avvicinava verso la cucina, decise di anticiparlo. Prese uno e poi più coltelli iniziò a colpire alla schiena il padre, fino a togliergli la vita.

Per lo shock disse di non ricordare più nulla. Egli inizialmente avrebbe anche fatto da scudo alla madre, la principale vittima degli atteggiamenti vessatori dell'uomo. La donna e il fratello si sono sempre schierati dalla parte di Alex.

La condanna

Alex oggi, 13 dicembre 2023, è stato condannato a 6 anni di reclusione per l'uccisione del padre Giuseppe avvenuta Collegno (Torino) nel 2020. La sentenza è stata pronunciata dalla corte di Assise di Appello di Torino. I giudici hanno considerato prevalenti le attenuanti del vizio parziale di mente e dell'aver agito in stato d'ira per un fatto ingiusto rispetto all'aggravante del vincolo di parentela.

Il legale della difesa Claudio Strata ha commentato la sentenza definendola incomprensibile e difficile da accettare. Il riferimento in particolare è anche al fatto che i giudici d’Appello hanno disposto la trasmissione degli atti in Procura affinché si valutino le testimonianze della madre e del fratello dell'imputato.

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Giorgia Belfiore
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