Deposito nazionale scorie e rifiuti radioattivi, il Ministero dell'Ambiente ha pubblicato un documento nel quale vengono indicate le 51 aree idonee allo stoccaggio di questi materiali. Ecco come funzionerà, e quali saranno le regioni interessate.
Da tempo ormai in Italia si parla della necessità di istituire un deposito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. In modo da consentire la sistemazione delle scorie in modo sicuro, migliorare la sicurezza per la salute e per l'ambiente e prevenire eventuali incidenti e furti.
Questo perchè attualmente nel territorio nazionale si gestiscono 31.159 metri cubi circa di materiali, specialmente provenienti dalle industrie e dal settore sanitario . Conservati in depositi temporanei. Questi sono all'interno dei siti dei vecchi impianti e centrali nucleari ora non più attivi.
Lo scopo di siti unici a livello nazionale è quello di dismettere quelli che adesso sono gestiti temporaneamente con un progetto finale che punta allo smaltimento definitivo, per essere in linea con le direttive europee, già adottate da tempo da molti altri paesi dell'Unione.
Il progetto del Ministero per l'Energia e l'Ambiente in merito al deposito nazionale di rifiuti radioattivi, ha come obiettivo la creazione di un parco tecnologico nei siti per lo stoccaggio e lo smaltimento. A questo si unirà un centro di ricerca, con annessa scuola di specializzazione, che oltre ad offrire nuovi posti di lavoro ed opportunità di crescita professionale, coordinerà le operazioni di smantellamento e della protezione ambientale anche con collaborazioni internazionali.
Tutto ciò si inerisce in un preciso piano del governo, che prevede anche una riapertura all'energia nucleare. Strada necessaria da percorrere, secondo alcuni esponenti politici, per favorire la transizione energetica e la decarbonizzazione, in quanto le sole fonti rinnovabili potrebbero non essere sufficienti a garantire una continuità di fornitura a prezzi contenuti a industrie e cittadini.
Le regioni individuate dal Ministero per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi sono sei. Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna e Sicilia. Le aree, approvate dopo appositi studi effettuati dall'ispettorato per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione ed inserite nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee, che fino ad ora non era stata resa nota, sono in totale 51. In questi siti verranno stoccate le scorie a bassa e media intensità. Che sono quelle prevalentemente prodotte in Italia dall'industria e dagli ospedali.
Nel dettaglio: dieci zone in Basilicata tra Matera e Potenza, tre in Puglia: Altamura, Bari e Taranto, nel Lazio 21 tutte in provincia di Viterbo, in Sicilia 2 a Trapani, e in Sardegna 8 in totale divise tra l'area Sud e Oristano. Queste non saranno subito definitivamente scelte dal Ministero, ma potranno manifestare interesse, anche non vincolante. Mentre altre zone ancora non presenti, potranno autocandidarsi per essere inserite in elenco.
Il deposito nazionale scorie radioattive servirà appunto per favorire un definitivo smaltimento di quei materiali che attualmente sono presenti nelle aree di stoccaggio temporanee. Nel sito ci sarà sufficiente capacità per contenere, non solo tutti i rifiuti nucleari, esclusivamente prodotti in Italia e già presenti sul territorio. Ma anche quelli che in base alle statistiche, verranno prodotti nei prossimi 50 anni.
I contenitori per le scorie a bassa intensità, sono moduli che dovranno durare almeno 350 anni, pronti da riempire e sigillare con una barriera in grado di proteggere dalle infiltrazioni di acqua. L'altra barriera consiste proprio nelle caratteristiche geologiche dei siti individuati. Che dovranno essere tali da favorire l'isolamento in base ai criteri stabiliti dall'ente di controllo.
Quelli invece a media ed alta intensità, saranno stoccati in contenitori che devono rispondere a specifiche tecniche e di sicurezza. In particolare, con grande capacità di resistenza a tutte le sollecitazioni esterne anche di grande intensità. Sia meccaniche che termiche come urti ed incendi.