Tra i grandi misteri irrisolti della Capitale – oltre a quelli, famosissimi, di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori – ce n’è uno che di recente è tornato a scuotere l’opinione pubblica. Si tratta di un omicidio rimasto senza colpevole, un cold case, come si dice in gergo: quello di Katty Skerl, Katy, la 17enne trovata morta il 22 gennaio 1984 in una vigna di Grottaferrata, nel territorio dei Castelli Romani.
Quando scomparve, il pomeriggio del 21 gennaio 1984, Katy Skerl aveva 17 anni e frequentava il liceo artistico di Ponte Milvio. I genitori avevano da poco divorziato: il padre, il regista svedese Peter Skerl, assistente di Ingmar Bergman, noto per le sue pellicole di stampo erotico, aveva lasciato Roma; lei con la madre e il fratello minore, Marco, era rimasta a vivere al civico 54 di via Isidoro, a Montesacro alto.
Era una ragazza molto attiva: oltre a militare nel Fronte della Gioventù comunista era una convinta femminista e pacifista e prendeva spesso parte alle manifestazioni che in quegli anni si svolgevano per il disarmo nucleare. L’ultimo giorno in cui fu avvistata era uscita, però, per andare a una festa in via Cartesio, nel quartiere Talenti.
Poi avrebbe dovuto incontrare un’amica con cui aveva appuntamento alla fermata di Lucio Sestio: ai familiari aveva detto che avrebbe dormito da lei in vista di una gita a Campo Felice dell’indomani. Non si sarebbe mai presentata.
Il giorno successivo, il 22 gennaio, il suo corpo fu trovato senza vita nei pressi di una vigna di Grottaferrata, nel territorio dei Castelli Romani. Accanto c’era il borsone che aveva portato con sé alla festa. Il medico-legale incaricato di effettuare l’autopsia stabilì che era morta per strangolamento: l’assassino le aveva stretto del fil di ferro e una cinghia intorno al collo, mentre con le ginocchia sulla schiena la teneva ferma a terra. Nel farlo le aveva sfondato diverse costole.
I sospetti degli inquirenti si concentrarono immediatamente su Maurizio Giugliano, il lupo dell’Agro Romano, com’era stato ribattezzato dai giornali: un uomo che all’epoca dei fatti era già stato condannato per diversi omicidi, risultato però estraneo alla vicenda Skerl.
Il caso della 17enne divenne presto un giallo e, come spesso accade, iniziò ad essere collegato da molti a quelli di altre due ragazze, Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparse a distanza di un mese dall’altra nella primavera del 1983 all’età di 15 anni e mai ritrovate.
Successe per la prima volta nel 2013, quando a un’amica di Emanuela furono recapitate delle lettere anonime con chiari riferimenti a tutte e tre le vicende.
c’era scritto. Si scoprì poi che Katy era stata una delle compagne di classe di Snejva Vassilev, la figlia del funzionario d’ambasciata finito sotto processo in quanto complice di Alì Agca, l’attentatore turco che nel 1981 sparò a Wojtyla in Piazza San Pietro, facente parte dell’organizzazione che nel 1984 aveva rivendicato i sequestri Orlandi e Gregori.
Qualche anno dopo, nel 2015, la storia di Katy fu tirata in ballo anche da Marco Accetti, il fotografo romano autoaccusatosi di essere il rapitore di Emanuela (secondo molti, semplicemente un mitomane). Presentatosi in Procura a Roma, l’uomo sostenne, davanti agli inquirenti, che la bara della ragazza morta in circostanze misteriose non si trovasse più nel cimitero del Verano.
E parlò anche dei suoi possibili killer. Disse che la ragazza, secondo lui, era stata uccisa su commissione di una fazione interna ad ambienti vaticani, opposta rispetto a quella di cui avrebbe fatto parte anche lui, contraria alla politica anticomunista di Papa Giovanni Paolo II. Se la tomba era stata trafugata era per occultare uno degli elementi che poteva far collegare il caso Skerl a quello Orlandi, l’etichetta di una camicetta bianca, la cui scritta, Via Frattina, veniva citata in un comunicato sull’altro caso. Le sue parole non vennero ascoltate.
Sette anni dopo le dichiarazioni di Accetti, nel 2022, la Procura aprì un nuovo fascicolo d’inchiesta sulla vicenda, per molto tempo finita nel dimenticatoio. Quando gli agenti della squadra mobile di Roma chiesero di aprire il fornetto in cui era stato sepolto il corpo della giovane, si scoprì che il fotografo aveva ragione: la salma era sparita.
Laura Mattei, cugina della vittima, mise in evidenza come già da parecchi anni ci fossero, sulla tomba, segni visibili di furto. Nel 2014 mostrava delle crepe, disse, e nessuno si prese l’onere di fare un controllo visivo. Fu così che a un mistero se ne aggiunse un altro.
Di recente della storia di Katy si è tornati a parlare. La Questura ha infatti deciso di ascoltare l’ex fidanzato Francesco Morini, oggi 56enne. Con lui la 17enne trascorse quelli che sarebbero stati gli ultimi attimi della sua vita, prima di lasciare la festa. Erano le 18.30 del giorno della sua scomparsa.
avrebbe poi raccontato in un’intervista al Corriere della Sera, facendo riferimento alla chiamata in cui a lui e ai suoi familiari furono fatte sentire le urla di una ragazza che invocava aiuto. Era Katy? O si trattava solo di un tentativo di depistaggio? Come molte altre cose di questa storia non si è mai saputo. Di certo la famiglia Skerl non si è mai arresa e continuerà a lottare per arrivare alla verità.
Ne parleranno Fabio Camillacci e Gabriele Raho con il terzo e ultimo appuntamento della serie Trilogia dei misteri di Roma degli anni ‘80 di Crimini e Criminologia, in onda su Cusano Italia Tv domenica dalle 21.30 alle 21.30.